Introduzione

Epatiti

Le epatiti sono infiammazioni del fegato, l’organo che svolge importanti funzioni quali la produzione di bile, la trasformazione degli alimenti assorbiti, e l’eliminazione di tossine. Le epatiti possono essere causate da diversi fattori, di origine infettiva e non infettiva. Se non diagnosticate e adeguatamente trattate possono portare a serie conseguenze, come la cirrosi epatica e il tumore del fegato.

Oggi molte forme si possono prevenire e curare, conoscerle è il primo passo per proteggersi. Conoscere e seguire alcune misure igienico-sanitarie di base e adottare comportamenti consapevoli sono i primi passi da compiere per evitare i principali fattori di rischio.

L'infiammazione del fegato può essere conseguenza di infezioni, di intossicazioni alimentari, dell'assunzione di farmaci o di malattie autoimmunitarie.

Nella maggior parte dei casi le epatiti si manifestano in forma acuta (vale a dire rapidamente e con sintomi violenti), ma possono anche comparire distanza di giorni dall'infezione o dall'esposizione al farmaco o alla sostanza tossica che l'ha causata. Alcune forme di epatite, in particolare quelle da virus o alcol, tendono a cronicizzare (ovvero ad evolvere lentamente nel tempo) portando, negli anni, allo sviluppo della cirrosi epatica che si accompagna a gravi ed irreversibili disfunzioni e a malfunzionamento del fegato (Video).
Le diverse forme di epatiti:

Le diverse forme di epatiti:

Epatiti di origine infettiva:

Epatiti di origine tossica:

  • da alcol, farmaci, sostanze sintetiche, sostanze vegetali e fungine

Epatiti di origine autoimmune

  • epatite cronica autoimmune

In Italia e nel mondo le epatiti a maggiore incidenza sono l'epatite alcolica, l'epatite A, l'epatite B e l'epatite C.

Sintomi

Nel caso di epatite acuta causata da farmaci o da sostanze tossiche, i sintomi compaiono generalmente a distanza di ore/giorni dall'esposizione, mentre nel caso di epatite acuta virale l'incubazione (il tempo che intercorre tra l'infezione e la comparsa di sintomi) può andare da 3 settimane (epatite A) a 6 mesi (epatite B e alcuni casi di epatite C). L'epatite C non presenta generalmente una fase acuta immediatamente percepibile e le prime manifestazioni possono comparire anche a distanza di anni dall'infezione.

I primi sintomi dell'epatite acuta sono rappresentati da:

  • malessere e debolezza
  • febbricola
  • nausea, vomito
  • dolore addominale
  • colorazione giallastra della pelle e degli occhi (ittero)

L'epatite B può divenire cronica (oltre il sesto mese) nel 5/10% dei casi mentre l'epatite C nel 50/80% dei casi porta allo sviluppo della cirrosi epatica e all'epatopatia cronica che si manifestano con ittero sfumato, debolezza, affaticamento, nausea e perdita di appetito, dolore addominale, accumulo di liquidi nell'addome (ascite) e sviluppo di varici (dilatazione dei vasi sanguigni) nell'esofago.

La grave compromissione della funzione del fegato può causare inoltre la comparsa di sonnolenza e seri disturbi del comportamento.

In rari casi l'epatite A, B e C possono avere un'evoluzione estremamente grave (fulminante), con febbre alta, ittero marcato e intenso dolore addominale, con evoluzione rapida in insufficienza epatica. Questo grave decorso si può, inoltre, osservare in seguito all'assunzione di funghi velenosi (soprattutto alcune specie di Amanita) o dosi elevate di farmaci.

Cause

Le epatiti possono essere di origine infettiva (virus, batteri o parassiti), associate a patologie autoimmunitarie o essere causate dall'assunzione di farmaci, sostanze/droghe sintetiche o di origine naturale (piante o funghi velenosi).

Le epatiti infettive si possono contrarre:

  • attraverso gli alimenti (epatite A ed epatite E, brucellosi e parassitosi), mediante l'ingestione di cibi non adeguatamente cotti o acqua contaminata con feci
  • tramite il contatto con la saliva (mononucleosi, citomegalovirus), con la penetrazione dell'agente infettivo attraverso la cavità orofaringea
  • per via sessuale, tramite rapporti non protetti (leggi la Bufala) da preservativo o dental dam (quadrato in lattice da utilizzare come barriera tra l'ano e la bocca o tra la vagina e la bocca) (epatite B, epatite A nei rapporti oro-anali, e, in misura minore, epatite C)
  • mediante il passaggio di sangue o liquidi biologici infetti attraverso la pelle o le mucose, nel caso di ferite aperte, di puntura con aghi usati per il prelievo di sangue o per iniezione endovenosa (scambio di siringhe), di utilizzo di strumenti chirurgici non sterilizzati, pratiche di tatuaggio e di condivisione di rasoi ed oggetti taglienti (epatite B, epatite C)
  • da madre a figlio nel corso di gravidanza, parto ed allattamento (epatite B, citomegalovirus, raramente epatite C)

Le persone che presentano una grave immunodeficienza, ovvero una forte riduzione delle difese immunitarie  come avviene nei casi dei pazientii con AIDS o di altre malattie croniche, hanno un maggiore rischio di essere contagiati e di ammalarsi di epatiti di origine virale e un peggioramento dell'evoluzione della malattia.

Il fegato può essere compromesso (danneggiato) da infezioni batteriche quali brucellosi, febbre tifoide o tubercolosi disseminata (diffusa in diverse aree dell'organismo). In particolare nei paesi tropicali, si corre il rischio di danni al fegato a causa di infezioni trasmesse da parassiti (schistosomiasi o leptospirosi) attraverso l'ingestione di acqua contaminata o il contatto con animali selvatici.

Le epatiti non infettive sono generalmente dovute all'azione tossica di farmaci assunti in dosi eccessive (antibiotici, diuretici, barbiturici, altri) o di sostanze di origine sintetica o naturale come, ad esempio, quelle presenti nei funghi velenosi (soprattutto alcune specie di Amanita) o in alcuni tipi di piante.

Esiste anche una forma autoimmune di epatite cronica, in cui il sistema immunitario attacca per errore il fegato. Le cause di questa reazione non sono ancora completamente comprese.

Diagnosi

La diagnosi dell'epatite si basa sulle caratteristiche cliniche, sui sintomi e sui risultati delle analisi strumentali e di laboratorio. Le forme acute di epatite causano generalmente disturbi caratteristici (ittero, dolore addominale, nausea, vomito e mancanza di appetito) che possono indirizzare il medico sulle analisi di laboratorio da prescrivere per scoprire la causa della malattia. Le forme croniche, invece, causano sintomi meno evidenti, possono essere scoperte casualmente o accertate mediante indagini strumentali e di laboratorio effettuate per altri motivi.

Un ingrossamento o l'alterata consistenza del fegato, accompagnati o meno da dolore, possono essere evidenziati nel corso della visita medica o mediante un esame ecografico addominale.

Nei risultati delle analisi di laboratorio, elevati livelli nel sangue di alcune specifiche proteine enzimatiche (transaminasi GOT/AST e GPT/ALT, gamma-GT) indicano la presenza di uno stato di infiammazione del fegato. Un aumento della bilirubina si riscontra, inoltre, nel sangue e nelle urine che appaiono scure.
L'accertamento di epatite infettiva richiede di verificare la presenza del germe responsabile della malattia o degli anticorpi specifici nel sangue.

In particolare le epatiti virali (A, B, C, D, E) possono essere evidenziate rilevando nel sangue:

  • gli anticorpi specifici IgM o IgG
  • l'antigene virale
  • il DNA o RNA virale

L'epatite A e l'epatite E, entrambe quasi di origine alimentare, sono caratterizzate dalla presenza degli anticorpi IgM anti-HAV e anti-HEV, che indicano un'infezione recente da virus A o E, mentre gli anticorpi IgG suggeriscono la presenza di una infezione contratta in passato o di una risposta immunitaria conseguente ad una vaccinazione specifica.

L'epatite B si contraddistingue per la presenza di anticorpi contro gli antigeni HBs, HBc e HBe, della proteina HBsAg (proteina del virus che circola nel sangue quando l'infezione è attiva) e del DNA specifico. È importante sapere che tutte le persone vaccinate hanno solo gli anticorpi contro l'antigene S (anti-HBs). La presenza di anticorpi contro gli antigeni C ed E indicano un'infezione in corso o contratta in passato. La presenza dell'antigene HBsAg e del DNA virale indica che, anche in assenza di sintomi, il virus si sta attivamente riproducendo con il rischio di cronicizzazione e di trasmissione ad altri della malattia, per cui questi due parametri sono utilizzati per monitorare l'andamento dell'infezione e la risposta alla terapia.

L'epatite C, che spesso non causa disturbi (asintomatica), può essere scoperta per la presenza degli anticorpi anti-HCV, mentre il riscontro dell’RNA virale indica la riproduzione del virus in corso.

Nelle epatiti che si verificano in malati di tubercolosi si hanno risultati positivi ai test specifici (Quantiferon e Mantoux), mentre nel caso di mononucleosi infettiva si rileva la presenza di, risultano positivi i test specifici quali il Quantiferon e Mantoux (tubercolosi) o la presenza di anticorpi specifici contro il virus di Epstein-Barr (Epstein-Barr Virus, EBV o Herpes umano di tipo 4).

Nell'epatite autoimmune gli anticorpi ricercati sono: gli ANA (anticorpi anti-nucleo), gli SMA (anticorpi anti cellule lisce) e gli LKM1 (anticorpi anti-microsomi epatici e renali di tipo 1).

Nel corso dell'epatite cronica, in particolar modo nella sua evoluzione verso la cirrosi, è possibile scoprire alterazioni nella forma e nella struttura (morfologico-strutturali) del fegato mediante un esame ecografico e l'elastografia epatica (FibroScan, simile a un'ecografia può aiutare a evitare una più invasiva biopsia. Quando è necessario si effettua il prelievo di una piccola quantità di tessuto del fegato (biopsia), con analisi al microscopio, consente di vedere alterazioni a carico delle componenti cellulari e connettivali del fegato. Un aumento di volume della milza e la presenza di varici nell'esofago e nell'intestino possono indicare uno stato di grave danno epatico.

Terapia

Il trattamento delle epatiti varia in base alla causa, alla gravità e alla fase della malattia (acuta o cronica).   infiammatorio.

Una volta diagnosticate, le epatiti virali richiedono un trattamento specifico in relazione allo stato di progressione dell'infezione virale.

L'epatite A in forma acuta e quella che può verificarsi durante la mononucleosi tendono alla guarigione spontanea nel tempo, richiedendo solo un adeguato riposo e una dieta a base di cibi leggeri e privi di grassi e nessuna bevanda alcolica.

L'epatite B in forma acuta tende a guarire spontaneamente con il riposo ed un adeguato regime alimentare. Nei casi più gravi può essere necessaria la somministrazione di farmaci. La forma cronica, in presenza di un’attiva riproduzione (replicazione) del virus, è curata con una combinazione di farmaci ad azione anti-virale in grado di mantenere bassi i livelli di virus nel sangue.

L'epatite C evolve in maniera più insidiosa e richiede, nel caso di attiva replicazione virale, una cura farmacologica basata su una combinazione di farmaci antivirali in grado di contrastare la replicazione del virus e mantenerne bassi i livelli nel sangue.

L’epatite cronica autoimmune può richiedere la cura con farmaci anti-infiammatori (corticosteroidi) e/o immunosoppressori.

L'epatite alcolica, quando è in stato avanzato di progressione, si può avvalere del trattamento con corticosteroidi.

Prevenzione

Prevenire l'epatite significa evitare l'esposizione a fattori di rischio che possono causare l'infiammazione e i danni a carico del fegato, adottando comportamenti consapevoli e misure igienico-sanitarie adeguate.

Per evitare di ammalarsi di epatite alcolica è indispensabile non bere o ridurre le bevande alcoliche. Smettere di bere alcol nella maggior parte dei casi consente, anche laddove siano già presenti danni a carico del fegato, di prevenire l'evoluzione della malattia verso la cirrosi. Se si necessita di aiuto, ci si può rivolgere ai Telefoni Verdi di strutture istituzionali (Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Regioni), o di associazioni, e sottoporsi a trattamenti di supporto e di disintossicazione.

Le epatiti causate da farmaci o da sostanze sintetiche o naturali possono essere evitate grazie ad una corretta gestione della cura oltre che ad un'adeguata informazione sugli effetti tossici delle droghe sintetiche e di determinate piante e funghi.

Le epatiti virali richiedono una prevenzione efficace mediante:

  • cura adeguata dell'igiene alimentare, controlli delle fognature, degli impianti di depurazione e dell'acqua utilizzata per lavare gli alimenti e per la preparazione dei pasti, adeguata cottura di alimenti quali crostacei, frutti di mare e carne suina
  • informazione corretta sui rischi legati ai comportamenti sessuali potenzialmente a rischio di trasmettere l'infezione e sulla necessità di proteggersi attraverso l'uso del preservativo o del dental dam
  • disinfezione e sterilizzazione degli strumenti chirurgici, negli studi dentistici, nei centri estetici e di tatuaggio
  • assenza di condivisione di rasoi, lamette e di oggetti taglienti, particolarmente nell'ambito delle attività al pubblico (barbieri/parrucchieri)
  • disponibilità di siringhe ed aghi sterili per le persone che fanno uso di sostanze da somministrare per iniezione
  • controlli sul sangue, sugli emoderivati e sugli organi utilizzati in ambito clinico, osservando le procedure previste dalla legge italiana ed europea
  • analisi del sangue in gravidanza per diagnosticare epatiti infettive trasmissibili
  • vaccinazione specifica contro l'epatite A e l'epatite B sulla base delle indicazioni del Ministero della Salute

In considerazione delle gravi conseguenze è importante, pertanto, promuovere comportamenti che possano prevenire le epatiti infettive e non infettive per mezzo di adeguate campagne informative rivolte ai cittadini. In particolare, i messaggi dovrebbero raggiungere in maniera efficace determinate fasce della popolazione, come i giovani, che risultano maggiormente vulnerabili per patologie associate all'abuso di alcol e droghe sintetiche, nonché maggiormente implicati nella pratica di tatuaggi e di rapporti sessuali non protetti.

Vivere con

Le epatiti possono avere un'evoluzione (o decorso) ed una gravità estremamente variabili in relazione alla causa che le determina.

Le epatiti acute, prevalentemente di origine virale, possono manifestarsi con sintomi importanti che devono essere gestiti in maniera adeguata dal medico curante e possono richiedere lunghi periodi di riposo e il controllo dell’alimentazione con l'eliminazione di bevande alcoliche e di cibi ad alto contenuto di grassi.

Le epatiti croniche, anche in assenza di disturbi significativi, possono avere un'evoluzione progressiva nel tempo e determinare una riduzione del funzionamento del fegato con conseguenze negative per tutto l'organismo. Risulta essenziale, pertanto, adottare uno stile di vita ed un'alimentazione in grado di limitare i danni e, particolarmente nel caso dell'epatite B e dell'epatite C, eseguire con regolarità i controlli e la terapia farmacologica prescritta dal medico curante. Le cure disponibili sono di fatto in grado di controllare tali infezioni per molti anni, consentendo una buona qualità di vita. In caso di infezione cronica da virus B e C bisogna, inoltre, tenere in considerazione il rischio di trasmissione al partner e ai propri familiari.

In caso di epatite alcolica, oltre a sospendere l'uso delle bevande alcoliche e a seguire una alimentazione adeguata, può essere necessario un supporto psicologico per affrontare efficacemente i problemi derivanti dalla dipendenza dall'alcol.

Aspetti di genere

La medicina di genere lo conferma: nelle donne, il sistema immunitario è più reattivo, il che può favorire l’eliminazione di virus come quello dell’epatite C, ma anche aumentare il rischio di malattie autoimmuni, come l’epatite autoimmune.

Durante l’età fertile, gli estrogeni sembrano rallentare la progressione della malattia epatica, tuttavia dopo la menopausa la protezione svanisce e il rischio diventa simile a quello maschile, ma spesso le donne ne sono adeguatamente informate.

C’è, inoltre, un problema di sottodiagnosi e sottocura: le donne, se non rientrano nei profili “a rischio”, ricevono spesso diagnosi più tardive rispetto agli uomini. Dopo di che, non sempre accedono facilmente alle cure: fattori culturali, familiari, e restrizioni legate alla fertilità e alle gravidanze possono ostacolare o ritardare il trattamento.

Dimensione del problema

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’epatite B colpisce 254 milioni di persone nel mondo, mentre sono 50 milioni le persone portatrici del virus C (dati del 2022). Anche in Italia, le epatiti virali continuano a rappresentare un rilevante problema di sanità pubblica.

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, nel 2024 i casi di epatite A sono leggermente aumentati rispetto al 2023, con un picco in regioni come Lombardia e Toscana, con casi spesso legati al consumo di molluschi crudi e viaggi all’estero. L’epatite C rimane la più sottostimata, in quanto non provoca disturbi ed evolve in maniera insidiosa verso la cronicizzazione, ma preoccupa per l’incidenza di contagi ospedalieri e/o legati a trattamenti estetici.

Anche l’epatite B acuta è cresciuta, con nuovi casi in gran parte associati a contatti sessuali non protetti e pratiche estetiche invasive. Tuttavia, la leggera risalita dei casi nel 2023–2024 (registrato dal sistema SEIEVA) riflette il contagio in soggetti non vaccinati e con comportamenti a rischio (rapporti non protetti, tatuaggi, piercing non sicuri, ecc.).

Ricordiamo che nel nostro Paese, le epatiti B sono diminuite drasticamente in seguito alla vaccinazione obbligatoria, introdotta nel 1991 per tutti i neonati e per i dodicenni (fino al 2003). La stragrande maggioranza dei casi si concentra, infatti, in adulti non vaccinati, tra i 35 e i 55 anni. La vaccinazione ha funzionato e continua a proteggere, ma è necessario mantenere alta la copertura e rafforzare la prevenzione negli adulti non immunizzati.

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Prossimo aggiornamento: 07 Agosto 2027

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