Introduzione

Alghe tossiche

Negli ambienti acquatici, laghi, bacini artificiali, mari e oceani, il primo livello della catena alimentare è rappresentato principalmente da organismi costituiti da un'unica cellula (unicellulari), alghe o cianobatteri (indicati in passato come alghe verdazzurre, anche se in realtà si tratta, come dice il loro nome, di specie batteriche), che possono vivere liberamente in acqua (fitoplancton) o stare sul fondo in aree poco profonde, ove vi sia sufficiente luce per la fotosintesi (fitobentos). Ebbene, circa il 3,5% delle specie microalgali descritte a livello globale (ISS, 2023; IOC-Unesco, 2022) può rappresentare un pericolo per la salute dell’ambiente, degli animali e dell'uomo.

I motivi possono essere diversi:

  • produzione di sostanze tossiche o tossine, in alcuni casi anche mortali per gli altri organismi incluso l'uomo
  • crescita e densità esagerate, tanto da formare una spessa patina sulla superficie dell'acqua (in questo caso si parla di fioriture) e da colorare l'acqua in cui crescono. Durante le fioriture, le alghe possono ostruire le branchie dei pesci, causandone la morte per asfissia, ma è soprattutto la diminuzione dell'ossigeno disciolto nell'acqua, durante la decomposizione delle cellule morte, a far registrare un'elevata moria tra gli organismi acquatici
  • il possibile accumulo di masse maleodoranti sulle spiagge, anche in assenza di tossicità, può causare disagi notevoli alla popolazione residente sulle rive dei laghi interessati o sulla costa, provocando anche importanti danni economici nelle aree turistiche

I fattori alla base della crescita della diffusione delle alghe sono molti.

Alcuni sono naturali, come la dispersione di specie di alghe da parte di correnti e tifoni in grado di spostare masse di sedimenti contenenti cisti (cellule resistenti).

Molti altri, legati ad attività dell'uomo (antropiche) come lo scarico delle acque di galleggiamento delle navi, l'importazione di molluschi per l'acquacoltura, la costruzione di grandi impianti di acquacoltura in aree costiere. I fattori legati alle attività umane, inoltre, contribuiscono al fenomeno dell'eutrofizzazione, vale a dire alla presenza di livelli molto alti di nutrienti, come il fosforo e l'azoto, che stimolano la crescita delle alghe.

Un ruolo qimportante, infine, è legato ai cambiamenti climatici, all'aumento della temperatura negli oceani, alla variazione dell'acidità delle acque e alla maggior frequenza di eventi estremi come alluvioni e siccità.

Le tossine prodotte possono provocare vari tipi di disturbi alla salute dell'uomo, sia a causa del contatto che si può avere facilmente durante le diverse attività di balneazione,  come attività sportive e ricreative svolte in acqua, sia a causa dell'ingestione di organismi marini che si nutrono delle alghe e accumulano tossine, risultando così contaminati.

Durante le fioriture, infatti, pesci, molluschi e crostacei che filtrano l’acqua e/o si cibano di alghe possono accumulare tossine, senza mostrare apparenti danni, e risultare invece tossici per i consumatori.

La presenza nei prodotti ittici di alcune tra le tossine più note è monitorata per legge in molti Paesi, inclusa l'Italia in particolare, dal 1979 per i molluschi bivalvi e poi in modo armonizzato a livello UE dal Reg. CE 853/2004 (igiene degli alimenti di origine animale) e aggiornato e integrato dal Reg. UE 2017/625, sui controlli ufficiali, e dai successivi atti applicativi. L'EFSA (European Food Safety Authority) ha stabilito, inoltre, la quantità che può essere consumata nell'arco di 24 ore senza rischi apprezzabili per la salute (la cosiddetta dose acuta di riferimento) per varie tossine (come acido okadaico, azaspiracidi, yessotossine, saxitossine, pectenotossine e acido domoico) prodotte da alghe diverse (EFSA 2009 e aggiornamenti 2021.2022 per palitossine e ovatossine).

Per quanto riguarda i rischi relativi alla balneazione, il caso più noto in Italia è avvenuto nel 2005 in Liguria, quando circa 200 persone ebbero problemi di salute dopo aver frequentato l'area costiera di Genova, riportando disturbi respiratori, irritazione agli occhi, irritazione delle vie aeree superiori, tosse e febbre. Anche se la maggior parte dei casi si sono risolti spontaneamente dopo poche ore, in molti furono ricoverati in ospedale per 1-3 giorni.

Il caso fu ampiamente riportato dalla stampa locale e nazionale sia per il numero di persone coinvolte, sia perché furono necessari alcuni giorni prima che l'Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Liguria (ARPAL) concludesse le analisi e si potesse ipotizzare che i disturbi potevano essere causati dalla fioritura di un'alga, nota come Ostreopsis ovata.

Ostreopsis ovata

Ostreopsis ovata è una micro-alga marina che vive in acqua, dolce o salata, a stretto contatto con il fondale o su un supporto solido come d esmpio uno scoglio (bentonica). Tipica delle zone tropicali e subtropicali, ha dimensioni comprese tra i 30 e i 70 micrometri, ed è quindi invisibile a occhio nudo. In particolari condizioni climatiche, però, prolifera fino a formare ampie chiazze bruno-rossastre ben riconoscibili in mare.

Cresce in zone costiere poco profonde sulla superficie di macro-alghe bentoniche rosse e brune e su fondi rocciosi.

Nel Mediterraneo è comparsa per la prima volta intorno al 1970 e in Italia fioriture di O. ovata sono state segnalate a partire dal 1989. Dall'inizio degli anni 2000 si sono verificati diversi casi di disturbi alla salute dei bagnanti in varie zone costiere italiane, francesi e spagnole, ma il caso più importante è stato sicuramente quello che ha colpito la Liguria, nell'area genovese.

Il numero delle persone con disturbi riconducibili all'alga tossica, comunque, è in diminuzione grazie al controllo esercitato dalle strutture responsabili regionali, sulla base delle linee guida sulla gestione del rischio associato alle fioriture di Ostreopsis ovata sulle coste italiane, emanate dal Ministero della Salute nel maggio a seguito dell'episodio ligure, e aggiornate dall'Istituto Superiore di Sanità.

Con rare eccezioni, da diversi anni quasi tutte le coste italiane sono interessate nella stagione estiva da fioriture di O. ovata che raggiungono le densità maggiori tra luglio e ottobre, a seconda delle regioni.

Aree protette e poco profonde, quali baie semichiuse, insenature, zone collocate dietro barriere frangiflutti, sono maggiormente a rischio di fioriture e presentano abbondanze più elevate rispetto alle zone esposte al moto ondoso, a causa dello scarso movimento dell'acqua (idrodinamismo).

Affinché Ostreopsis ovata fiorisca alle nostre latitudini è necessario, inoltre, che si verifichino alcune condizioni:

  • tempo stabile per diversi giorni, alta pressione atmosferica
  • moto ondoso ridotto, mare calmo, acqua stagnante per la protezione dovuta a scogliere naturali o artificiali
  • temperatura dell’acqua relativamente elevata, 25 °C o più

Durante le fioriture l'acqua diventa torbida e si possono vedere dei filamenti o degli aggregati mucillaginosi o delle schiume di colore brunastro che galleggiano.

Ostreopsis ovata produce tossine, denominate ovatossine. Tracce rilevabili di composti palitossina e palitossina-simili, tutte chimicamente simii tra loro, costituiscono generalmente meno dell'1% delle ovatossine totali (ISS, 2022)

Le palitossine, che sono tra le sostanze marine più tossiche note (EFSA, 2022 ha confermato un livello di riferimento acuto pari a 0,2 μg/kg di peso corporeo), sono prodotte nelle regioni tropicali da coralli del genere Palythoa (da cui il nome). Queste possono provocare avvelenamenti anche mortali per il  consumo di organismi marini contaminati, tuttavia nel Mediterraneo tali effetti non sono mai stati riportati. Questo perché, nonostante la similitudine chimica, i dati finora disponibili, anche se limitati, suggeriscono che le ovatossine sono molto meno tossiche delle palitossine.

Come si può essere esposti alla tossina prodotta da O. ovata?

Le principali vie di esposizione alle ovatossine sono:

  • contatto con la pelle, attraverso attività come il nuoto o il gioco in acqua
  • inalazione, respirando piccole goccioline di aerosol formate da particelle di alghe trasportate dall'aria. Questa via di esposizione può coinvolgere non solo i bagnanti propriamente detti, ma anche chi sosta o passeggia in prossimità della spiaggia e/o sul lungomare
  • ingestione, mangiando cibo o bevendo acqua contaminati. In questo ultimo caso anche bevendo accidentalmente acqua mentre si nuota o si gioca in acqua o si cade da una imbarcazione

Sintomi ed effetti sulla salute

A tutt'oggi effetti sulla salute umana sono stati osservati solo durante fioriture molto intense di Ostreopsis ovata, in presenza di vento forte verso riva e mareggiate, probabilmente a causa dell'inalazione delle goccioline trasportate dal vento (aerosol).

Bagnanti o persone che che entrano in contatto con questa alga possono riportare i seguenti sintomi:

Negli ambienti marino-costieri l'esposizione alle tossine delle alghe può avvenire anche mangiando pesci o crostacei, come sardine, acciughe e granchi, che costituiscono parte integrante della dieta mediterranea e che possono accumuare la tossina in alte concentrazioni. Ciononostante, non sono stati riportati nel bacino del Mediterraneo effetti associati all'ingestione di prodotti ittici contaminati.

Diagnosi

L'accertamento di disturbi dovuti alle tossine prodotte da Ostreopsis ovata è principalmente legato all'osservazione della loro comparsa in concomitanza con l'esposizione alle fioriture dell'alga.

Nelle linee guida dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS, 2014) viene proposta una definizione di "caso" per ognuna delle tre vie di esposizione alle tossine palitossine-simili, anche se durante la balneazione sono interessate più vie di esposizione, e i disturbi descritti potrebbero presentarsi anche contemporaneamente.

Molto brevemente, si ha un “caso” quando si presentano almeno due dei seguenti disturbi descritti per ogni via di esposizione:

  • intossicazione orale, malessere generale, sintomi gastro-intestinali, dolori muscolari, crampi muscolari e debolezza agli arti, modeste alterazioni della funzione cardiaca, problemi respiratori con potenziale successiva colorazione blu delle mucose (cianosi)
  • esposizione cutanea, dermatite con comparsa di rilievi, bollicine e/o macchie rosse sulla pelle (maculo-papulare e/o eritematosa) arrossamento sulla pelle di tutto il corpo anche in assenza di contatto, intorpidimento e debolezza agli arti, vertigini, dolori muscolari, dolore al torace, difficoltà respiratorie, febbre, disturbi neurologici
  • esposizione inalatoria, tosse, raffreddore, naso che cola (rinorrea), dolore alla faringe (faringodinia), difficoltà della respirazione (dispnea), febbre (maggiore o uguale a 38°C), mal di testa, lacrimazione, nausea/vomito, arrossamento cutaneo (rash)

Un presupposto fondamentale è che la persona sia stata esposta all'alga Ostreopsis ovata e/o alle tossine, ovvero deve aver frequentato nelle 24 ore precedenti zone litoranee o svolto attività di pesca amatoriale o professionale e/o ricreative in zone interessate da fioriture di O. ovata. Se si verificano casi potenziali senza la segnalazione di una fioritura nella zona, è necessario allertare le strutture territoriali per una verifica. Nel caso in cui l'intossicazione sia causata dal consumo di prodotti ittici, che potrebbero non essere locali, è necessario comunque allertare le autorità sanitarie locali, per una verifica.

Terapia

In genere i disturbi provocati dall'esposizione a Ostreopsis ovata regrediscono spontaneamente dopo 24-72 ore senza ulteriori complicazioni. Alcuni farmaci, che devono essere prescitti dal medico, possono alleviare eventuali malesseri o accelerare il recupero. In seguito della somministrazione di farmaci anti-infiammatori non steroidei, naturalmente sempre sotto la supervisione e la prescrizione del medico, i sintomi possono regredire anche nel giro di 12 ore. 

A volte basta addirittura che le persone si spostino di alcune decine di metri dalla spiaggia, per eliminare o attenuare i disturbi. Questa raccomandazione è valida soprattutto per le persone già affette da altri tipi di disturbi respiratori, come, ad esempio, l'asma.

Nel caso in cui, invece, i disturbi perdurino o si aggravino anche dopo l'allontanamento dalla spiaggia, è opportuno recarsi al pronto soccorso.

Prevenzione

ll monitoraggio costante da parte degli enti ambientali e sanitari è cruciale per la gestione del rischio e la sicurezza della balneazione.

A livello internazionale, i programmi di monitoraggio e ricerca dell’Intergovernmental Oceanographic Commission (IOC)-UNESCO e i documenti dei CDC (gli americani Centers for Diseases Control and Prevention) forniscono informazioni globali importanti sugli effetti sanitari associati a fioriture algali nocive.

Con l'entrata in vigore del decreto 30 marzo 2010, in Italia è diventato obbligatorio effettuare monitoraggi in aree a rischio di comparsa dell'alga Ostreopsis ovata e di altre alghe potenzialmente tossiche.

L'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e le ARPA (Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente) conducono il monitoraggio nazionale e regionale sulla presenza di Ostreopsis cf. ovata e altre microalghe bentoniche, potenzialmente tossiche nelle acque costiere. I risultati sono disponibili in rapporti periodici (es. Rapporti ISTISAN/ISPRA).

Le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA) devono effettuare ogni anno le indagini dei litorali marini dove già si è evidenziata la presenza di queste alghe in modo da tenere sotto controllo il fenomeno e, nel caso, avvertire tempestivamente i comuni e le Aziende Sanitarie Locali (ASL) di competenza.

Il Ministero della Salute ha stilato nel 2007 linee guida specifiche sulla gestione del rischio associato alle fioriture dell'alga Ostreopsis ovata sulle coste italiane. Tali linee guida sono state aggiornate e ntegrate nella normativa sulle acque di balneazione.

In particolare, le attività di sorveglianza supportate dalle linee guida del Ministero della Salute sono state aggiornate dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2014 (Rapporto ISTISAN 14/19), e successivamente integrate nella normativa nazionale (D.M. 2018 e D.M. 2022). Inoltre, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha pubblicato protocolli operativi aggiornati per il monitoraggio di Ostreopsis ovata (ISPRA, 2020; 2023), adottati dalle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA).

Per quanto riguarda la balneazione, il riferimento normativo in Italia è il D.lgs. 30 maggio 2008, n. 116 (recepimento direttiva 2006/7/CE), attuato dal D.M. 30 marzo 2010, successivamente modificato dal D.M. 19 aprile 2018 e dal D.M. 1 giugno 2022. Questi decreti definiscono i criteri per determinare il divieto di balneazione e rendono obbligatorio il monitoraggio nelle aree a rischio di comparsa di Ostreopsis ovata e di altre alghe potenzialmente tossiche.

Il Portale Acque del Ministero della Salute è la piattaforma telematica centrale per l'attuazione della normativa, dove è possibile consultare i dati sul monitoraggio e la classificazione delle acque di balneazione.

Le tre fasi del monitoraggio: routine, allerta, emergenza.

Per attenuare i possibili effetti dannosi legati al contatto con le microalghe tossiche e per ridurre il rischio di chiusure ingiustificate delle aree di balneazione, è necessario monitorare la densità dell'alga e intraprendere diverse azioni a seconda della densità della fioritura.

Il controllo viene effettuato ispezionando visivamente i luoghi più adatti alle fioriture, o quelli in cui si sono già verificate, e con l'attività di monitoraggio (prelievo e analisi periodica di campioni di acqua).

Sono state individuate tre fasi in base alle quali stabilire la frequenza del monitoraggio e le azioni da intraprendere da parte delle autorità preposte: fase di routine, allerta ed emergenza.

La definizione delle fasi si basa su una combinazione di densità delle cellule dell'alga, di condizioni meteorologiche e marine che favoriscano la formazione delle fioriture e di formazione di aerosol formato da piccole particelle di alga.

  • nella fase di routine, il monitoraggio si esegue da giugno a settembre ogni 15 giorni e, se la densità delle cellule è inferiore a 10.000-30.000 cellule per litro, i rischi sanitari sono trascurabili e non ci sono azioni da intraprendere. Nel caso di fioriture o in caso di segnalazioni di possibili effetti (fenomeni di irritazione della pelle e degli occhi, comunque in numero limitato e reversibili entro poche ore) si dovrà intensificare il monitoraggio e le autorità dovranno avviare le necessarie misure di prevenzione sanitaria e le attività previste nella fase di allerta
  • durante la fase di allerta la popolazione deve essere informata sui possibili rischi per la salute. In particolare i pescatori professionali e amatoriali dovrebbero essere adeguatamente informati sui rischi associati al contatto della pelle (ad esempio, manipolazione delle reti e raccolta di molluschi, soprattutto in presenza di ferite) e al consumo di prodotti ittici raccolti nell'area interessata dalla fioritura
  • potrebbero essere sconsigliate attività ricreative che danno luogo a formazione di aerosol nelle aree delimitate quali, ad esempio, moto d'acqua, sci nautico, windsurf, canottaggio, ecc.
  • scatta la fase di emergenza se la densità delle alghe continua ad aumentare, se si formano in superficie schiume galleggianti e le condizioni climatiche favoriscono la formazione di aerosol (venti forti da mare e mareggiate), se sono stati segnalati e confermati casi di effetti sanitari associabili all'esposizione all'Ostreopsis ovata (dermatiti, congiuntiviti, disturbi alle alte vie respiratorie).

Durante la fase di emergenza esiste il rischio di effetti più gravi derivanti dall'ingestione involontaria o accidentale di acqua, pertanto di deve procedere a:

  • definire l’estensione dell’area interessata dalla fioritura
  • attivare il piano di sorveglianza sanitaria
  • intensificare la frequenza delle osservazioni e il monitoraggio delle tossine totali e disciolte in acqua
  • determinare le tossine nei prodotti ittici
  • informare le autorità sanitarie, per le opportune misure di gestione
  • informare il cittadino, e prevenire esposizioni pericolose con segnaletica sulla spiaggia, bollettini, sistemi informativi locali, opuscoli, ordinanze e comunicazione di queste attività al Ministero della Salute e al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

In questi casi il Sindaco dovrà necessariamente vietare la balneazione e altre attività ricreative e potrebbe essere anche opportuno procedere alla quantificazione delle tossine nell'aerosol.

Cosa fare in caso di fioritura non segnalata

Nel caso ci si trovi in presenza di una fioritura non segnalata, con formazioni filamentose o mucillaginose, bisogna:

  • evitare l’attività di balneazione o ricreativa in quell’area
  • non sostare sulla spiaggia, in caso di vento forte dal mare che può trasportare aerosol contenente alghe o frammenti cellulari, finché non cambiano le condizioni metereologiche
  • non mangiare molluschi, raccolti personalmente nella zona della fioritura
  • segnalare l’evento ai gestori della spiaggia (se privata) o all’ARPA di zona, affinché vengano messe in atto tutte le misure precauzionali descritte
  • allontanarsi dall’acqua e dall’area esposta per qualche ora, in caso di irritazione degli occhi o della pelle, affinché i disturbi regrediscano spontaneamente. In caso di persistenza, si consiglia di recarsi presso il pronto soccorso più vicino

Le palitossine e gli acquari

Le palitossine sono una famiglia di circa 20 composti, fra cui la palitossina prodotta da coralli tropicali del genere Palythoa (P. toxica e P. tuberculosa) da cui prende il nome. Le ovatossine sono alcune delle varianti, prodotte da Ostreopsis ovata. Ogni tossina della famiglia presenta delle caratteristiche tossicologiche diverse: la palitossina è riconosciuta come una delle sostanze marine più tossiche, mentre gli studi attualmente disponibili suggeriscono che le ovatossine sono molto meno tossiche della palitossina e di altre varianti.

La palitossina è resistente alle alte temperature, quindi non viene denaturata con la bollitura o altri tipi di cottura. Infatti, casi di intossicazioni da palitossina, anche mortali, si sono verificati nelle zone tropicali e subtropicali in seguito al consumo di pesci e crostacei contaminati.

La palitossina agisce alterando il funzionamento di una pompa, situata sulla membrana della cellula, che controlla il passaggio del sodio e del potassio attraverso la membrana stessa, una funzione fondamentale per la trasmissione dell'impulso nervoso.

I disturbi che provoca la palitossina all'inizio colpiscono l'apparato gastrointestinale e includono:

Successivamente causa:

  • bruciore/formicolio alla bocca o alla gola
  • contrazioni del muscolo scheletrico e cardiaco
  • problemi cardiovascolari
  • distruzione dei globuli rossi (emolisi)

Nei casi mortali, si sono verificati anche convulsioni e delirio.

Per ridurre il rischio di intossicazione a seguito di ingestione di organismi contaminati, l'EFSA (l'autorità europea per la sicurezza alimentare) ha determinato un limite massimo, protettivo per la salute dei consumatori, di contenuto dipalitossine nella polpa assumendo il consumo di 400 grammi di prodotto, (EFSA, 2009). Sulle ovatossine prodotte da Ostreopsis ovata nelle acque del Mediterraneo non ci sono ancora dati sufficienti a stabilire questi limiti.

Il rischio di contatto con la palitossina non è limitato alle zone tropicali, dato che anche nelle nostre case può essere presente un acquario marino con coralli zoantidi, tra cui la specie Palythoa che si ritiene produca e contenga più tossina. In Europa e anche in Italia si sono avute segnalazioni di effetti sulla salute in addetti ai lavori e hobbisti a contatto con i coralli, soprattutto durante la pulizia di acquari.

I casi più frequenti riguardano l’inalazione del vapore durante la pulitura degli acquari proveniente dalla bollitura in acqua dolce di rocce di acquario: le persone coinvolte hanno accusato tosse, difficoltà respiratorie e dolori toracici che, in alcuni casi, hanno portato al ricovero in ospedale. Sono stati segnalati anche casi di leggera intossicazione causata dall'inalazione di aerosol prodotto dall'aeratore, quando la tossina prodotta dal corallo era sciolta in acqua. Inoltre, sono stati osservati effetti agli organi interni, soprattutto al cuore anche in chi ha maneggiato i coralli tropicali con ferite e piccole lesioni sulle mani che hanno facilitato l’assorbimento della palitossina e l'entrata nel circolo sanguigno. In tutti i casi osservati i campioni di coralli zoantidi presenti negli acquari producevano palitossina.

Quindi, se si entra in contatto, per hobby o per lavoro, con acquari dove sono presenti organismi tropicali, è bene sapere quali siano le specie presenti. Nel caso di coralli che producono palitossine (Palythoa toxica o Palythoa tubercolosa ma anche altri zoantidi), è necessario adottare una serie di cautele per poter procedere alla pulizia degli acquari:

  • proteggere sempre le mani con guanti resistenti, possibilmente lunghi, per non aver contatto diretto con le tossine ed evitare di farsi piccole ferite, che favorirebbero l’assorbimento e l'entrata nel circolo sanguigno delle tossine stesse
  • indossare mascherine e occhiali protettivi
  • evitare di usare acqua calda, o peggio di bollire i coralli, per non produrre vapori tossici che potrebbero essere inalati. La palitossina si degrada in ambiente acido o basico, quindi può essere neutralizzata immergendo il corallo per 30 minuti in una soluzione di candeggina domestica (ipoclorito di sodio) maggiore o uguale allo 0,1% (1 parte di candeggina domestica in 10 parti d’acqua)

Per l'intossicazione da palitossina non esiste antidoto. Quindi, in caso di disturbi sospetti è fondamentale recarsi dal medico e descrivere i sintomi con precisione, facendo presente la possibilità di essere venuto a contatto con coralli.

Dimensione del problema

La diffusione delle alghe tossiche (HAB) è in aumento a livello globale, con una tendenza di crescita significativa nel Mediterraneo, ma anche in America centrale e in Sud America. Secondo il Global Harmful Algal Bloom Status Report 2021 (Rapporto globale sullo stato delle fioriture algali dannose), pubblicato dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa (IOC) dell'UNESCO, gli eventi HAB analizzati globalmente hanno coinvolto principalmente: le tossine nei frutti di mare (48%); l'elevato contenuto di fitoplancton con relativo impatto socio-economico (43%); la mortalità di animali o vegetali marini (7%) e altri impatti.

Il fenomeno è strettamente legato all’aumento delle temperature dell’acqua (sopra i 25°C) e alla tropicalizzazione dei mari temperati. In Italia la prima segnalazione ufficiale risale al 1994 e dal 2005 le fioriture sono state rilevate con frequenza crescente e in un numero sempre maggiore di Regioni costiere (attualmente, per INSPRA, in 13 su 15).

Situazioni simili a quella italiana legate a fioriture di Ostreopsis ovatasono state segnalate in altre zone del Mediterraneo: in Spagna (costa catalana, andalusa e isole Baleari), in Grecia e sulla costa mediterranea della Francia. Negli Stati Uniti (Florida) sono stati registrati casi di disturbi respiratori simili a quelli che si sono verificati in Italia, attribuiti però all’esposizione a un’altra microalga, Karenia brevis, che produce tossine diverse, le brevetossine.

Bibliografia

Funari E, Manganelli M, Testai E. Ostreopsis cf.ovata: linee guida per la gestione delle fioriture negli ambienti marino costieri in relazione a balneazione e altre attività ricreative. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2014. (Rapporti ISTISAN 14/19)

EpiCentro (ISS). Alghe tossiche

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). L'alga Ostreopsis 

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Monitoraggio di Ostreopsis ovata e Ostreopsis SPP.: Protocolli operativi

Prossimo aggiornamento: 04 Novembre 2027

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