Introduzione

Tumore della tiroide

La tiroide è una piccola ghiandola posta alla base del collo, nella parte anteriore. La tiroide controlla molte funzioni dell'organismo attraverso la produzione degli ormoni tiroidei: tiroxina (T4) e triiodiotironina (T3). La produzione degli ormoni tiroidei è, a sua volta, controllata dall'ormone tireostimolante (TSH) secreto dall'ipofisi, una ghiandola posta all'interno del cranio. Gli ormoni tiroidei regolano importanti funzioni dell’organismo, tra cui la respirazione, il battito cardiaco, la temperatura corporea, lo sviluppo del sistema nervoso centrale e la crescita corporea.

Il tumore della tiroide è provocato dalla crescita anomala di un gruppo di cellule e può essere sia benigno sia maligno (in questo caso si parla più propriamente di cancro).

Solo una piccolissima percentuale (0,3%) di noduli tiroidei, che sono le malattie tiroidee più frequenti, è un tumore. Inoltre, i tumori della tiroide sono a lenta crescita e poco aggressivi, tanto da rimanere, spesso, silenti senza dare segni per tutta la vita (Video).

Le donne sono più colpite degli uomini nella proporzione di quattro a uno con la maggiore differenza nell’incidenza evidenziabile nel periodo della vita che va dai 15 ai 50-55 anni.

Esistono diversi tipi di tumore alla tiroide (Video):

  • carcinoma papillare: il tipo più comune (60%), di solito colpisce persone di età inferiore ai 40 anni, in particolare le donne
  • carcinoma follicolare: si verifica nel 15% dei casi di cancro alla tiroide e tende a colpire gli adulti più anziani
  • carcinoma midollare: rappresenta tra il 5 e l’8% dei casi e, di solito, compare in persone della stessa famiglia (familiarità per il tumore)
  • carcinoma anaplastico della tiroide: è il tipo più aggressivo ma anche il più raro tumore alla tiroide; si riscontra in meno di 1 caso su 20 e colpisce le persone anziane di età superiore ai 60 anni
  • linfoma della tiroide: è una rara forma di tumore della tiroide, si sviluppa dalle cellule del sistema immunitario e cresce molto rapidamente. Si verifica, in genere, negli adulti più anziani

Sintomi

I sintomi causati dal tumore alla tiroide sono minimi; il più comune è un nodulo indolore o un gonfiore che si sviluppa nel collo. Quando la malattia ha raggiunto uno stadio avanzato possono comparire raucedine inspiegabile, mal di gola o difficoltà di deglutizione.

Cause

I fattori rischio per il tumore alla tiroide sono:

  • esposizione ad alti livelli di radiazioni durante l’infanzia (come dimostrato dall'incidente nucleare di Chernobyl)
  • gozzo: caratterizzato dallo sviluppo di numerosi noduli benigni nella tiroide. Può, in alcuni casi, predisporre alla trasformazione maligna delle cellule
  • ricomparsa (recidiva) di tumore della tiroide
  • mancanza di iodio: la frequenza di carcinomi tiroidei sembra essere maggiore nelle aree in cui lo iodio è carente
  • sindromi genetiche ereditarie: cancro midollare della tiroide, neoplasia endocrina multipla e poliposi adenomatosa familiare

Il tumore alla tiroide, comunque, non è molto comune poiché costituisce l'1-2% di tutti i tumori. Colpisce soprattutto le donne ma il tasso di sopravvivenza è molto elevato.

L'unica forma di prevenzione attuabile è utilizzare il sale iodato nell'alimentazione per evitare la formazione del gozzo.

Diagnosi

La diagnosi di tumore della tiroide è effettuata attraverso diverse indagini strumentali. Le principali sono:

  • ecografia tiroidea: permette di evidenziare la presenza di noduli di piccole dimensioni, altrimenti non rilevabili, e di stimarne la grandezza e le principali caratteristiche. L’ecografia può solo porre il sospetto di tumore e, in tal caso, è necessario effettuare l’agoaspirato del nodulo sospetto
  • agoaspirato: è effettuato con un ago sottile, di solito sotto la guida di un’ecografia, per prelevare alcune cellule contenute nel nodulo (tireociti) e studiarne le caratteristiche. Ciò consente di capire se si tratti di cellule benigne o maligne e, eventualmente, di individuare a quale tipologia appartengano
  • tomografia computerizzata (TC) o risonanza magnetica (RM) sono eseguite se l’ecografia e l’ago aspirato non forniscono certezze
  • esami del sangue per misurare la quantità di T4, TSHcalcitonina: vengono effettuati per verificare un eventuale ipertiroidismo o ipotiroidismo, oppure se si sospetta un carcinoma midollare

Terapia

La terapia dei tumori della tiroide consiste nell'asportazione di tutta la ghiandola (tiroidectomia totale) in modo da rimuovere tutto il tessuto maligno.

In questo modo è possibile anche utilizzare la misurazione della tireoglobulina (proteina prodotta dalla tiroide) nel sangue e la scintigrafia con iodio radioattivo per verificare che non ci sia tessuto tiroideo nell'organismo, trattandosi di funzioni che solo la tiroide possiede. Ciò consente di controllare nel tempo l’assenza di malattia ed è utilizzabile solo se la tiroide è stata eliminata del tutto.

Il rischio dell’intervento chirurgico consiste in un potenziale danno alle corde vocali o alle paratiroidi, ghiandole che regolano i livelli di calcio nel sangue.

Inoltre, a seguito dell’intervento, è necessario assumere per tutta la vita l’ormone tiroideo T4 (levotiroxina), in sostituzione di quello che la tiroide non può più produrre.

In caso di carcinomi follicolari o papillari con rischio di diffusione a distanza (metastasi) si procede anche alla terapia con lo iodio radioattivo. Essa aiuta a distruggere eventuali cellule tumorali residue e a prevenire la ricomparsa della malattia. Le cellule tiroidee residue, infatti, assorbono lo iodio radioattivo e la radiazione le distrugge.

In caso di carcinoma anaplastico o di tumori che abbiano già dato metastasi, si ricorre solo alla chemioterapia.

Vivere con

Anche se è un’eventualità rara, e il rischio di una recidiva è limitato a 10 anni dopo l’intervento, i tumori della tiroide si possono ripresentare nel caso in cui alcune cellule tumorali microscopiche si siano diffuse prima della rimozione della tiroide. Inoltre, il 10 - 15% delle persone che hanno avuto tale malattia è soggetto ad avere un tumore in altre parti del corpo.

È, quindi, necessario sottoporsi a periodici controlli medici in modo da scoprire prima possibile una eventuale malattia tumorale. È importante sapere, comunque, che la sopravvivenza per i tumori alla tiroide è molto elevata (oltre il 90% a 5 anni dalla diagnosi nelle forme differenziate).

Inoltre, a seguito dell’intervento di tiroidectomia, è necessario assumere per tutta la vita l'ormone tiroideo T4 sintetico (levotiroxina), in sostituzione di quello che la tiroide non può più produrre, in modo da ripristinare adeguati livelli di ormone T4. La levotiroxina, di solito, è commercializzata sotto forma di compresse (in Italia prescrivibili in fascia A, quindi, a carico del Servizio Sanitario Nazionale) che si prendono per bocca, a stomaco completamente vuoto (per questo si consiglia di prenderle la mattina) ed è indispensabile rispettare almeno 30 minuti di digiuno prima della colazione per evitare interferenze del cibo nell'assorbimento dell'ormone.

Aspetti di genere

Il tumore della tiroide è più frequente nelle donne, ma gli uomini in genere possono sviluppare forme più aggressive. In Italia nel 2022 sono state stimate circa 12.200 nuove diagnosi, 3.500 uomini e 8.700 donne. Un alto rapporto femmine/maschi (circa 3:1) nell’incidenza di questa patologia è associato al periodo di vita fertile, in quanto aumenta con la pubertà e si riduce a partire dai 50-55 anni. A fronte della maggiore incidenza nelle donne, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è molto simile e alta per entrambi i sessi: 92% per gli uomini e 96% per le donne. L’età alla diagnosi influisce sulla sopravvivenza che, valutata a 5 anni dalla diagnosi, va diminuendo con l’avanzare degli anni passando nelle donne da >90% nel gruppo compreso tra 55 e 64 anni al 57% nei soggetti di età superiore ai 75 anni. Ugualmente negli uomini si passa dal 97% al 51%.

Nonostante negli ultimi anni il numero di diagnosi sia molto aumentato, questo non significa che ci si ammali di più, ma, almeno in parte, dipende dal maggior numero di controlli ecografici che, consentendo l’identificazione anche di carcinomi molto piccoli, porta a una sovradiagnosi.

Tra le cause alla base delle differenze di genere è probabile il ruolo degli ormoni sessuali, poiché gli estrogeni, ormoni femminili, possono favorire la produzione nella cellula tiroidea di fattori mutageni in grado di aumentare la proliferazione e l'invasione delle cellule tumorali. In accordo con questo, i recettori per gli estrogeni sono presenti sulle cellule tiroidee; in particolare il recettore alfa è presente a livelli più alti sulle cellule tumorali rispetto al tessuto normale e ai noduli benigni. Sebbene gli estrogeni siano naturalmente presenti a concentrazioni più elevate nelle donne, nel tessuto tiroideo è stata dimostrata la presenza di aromatasi, un enzima presente anche negli uomini, in grado di convertire il testosterone, ormone sessuale maschile, in estradiolo.

Per quanto riguarda la risposta alle terapie non sembrano esserci differenze da parte di uomini e donne. Le cause della prognosi peggiore osservata negli uomini affetti da cancro alla tiroide non sono chiare: l’età più alta, la minore attenzione alla prevenzione, lo stadio più avanzato al momento della diagnosi, ma anche la presenza di concentrazioni più elevate di androgeni potrebbero essere alcuni dei fattori coinvolti.

Bibliografia

Istituto Superiore di Sanità (ISS). Registro Nazionale Ipotiroidei Congeniti (RNIC)

Istituto Superiore di Sanità (ISS). Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia (OSNAMI)

Prossimo aggiornamento: 7 Settembre 2025

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