Introduzione

Poliomielite

La poliomielite è una grave malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale. Colpisce principalmente le cellule del midollo spinale che intervengono nei movimenti (neuroni motori del midollo spinale). È causata da un virus, il poliovirus, appartenente al genere enterovirus, di cui si conoscono 3 tipi (poliovirus 1, 2 e 3).

Il virus si trasmette per via oro-fecale, con ingestione di acqua e alimenti contaminati o tramite la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani e si moltiplica nella mucosa della bocca, della faringe e nell’intestino. Nel giro di poche ore, attraverso il flusso sanguigno, può invadere il sistema nervoso, distruggendo le cellule e causando una paralisi che può diventare, nei casi più gravi, totale. Gli effetti più gravi sono sui muscoli delle gambe.

Il periodo d'incubazione può variare dai 6 ai 20 giorni. La malattia si manifesta principalmente nei bambini sotto i tre anni di età ma possono essere colpite persone di tutte le età.

Non esistono cure specifiche. Le terapie esistenti sono dirette a controllare i disturbi (sintomi) e possono solo in parte ridurre gli effetti dell’infezione e prevenire le complicazioni a lungo termine.

La prevenzione attraverso la vaccinazione rimane l’unica arma efficace e ha permesso di eliminare (eradicare) la poliomielite in gran parte del mondo, compresa l’Italia. Come risultato della vaccinazione di massa, infatti, negli Stati Uniti l'ultimo caso di poliomielite è stato registrato nel 1979 e in Italia nel 1982.

Nel 2002 si è raggiunta la completa eradicazione della malattia in Europa e in molti altri Paesi, e ad agosto 2020 anche l’Africa è stata dichiarata libera dalla poliomielite. Tuttavia, nonostante la campagna dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che si prefigge di eliminare la poliomielite a livello mondiale, il poliovirus continua a circolare e a colpire bambini e adulti in alcune regioni dell’Asia. I centri per il controllo e la prevenzione delle malattie consigliano, pertanto, di mantenere alta la copertura vaccinale e la sorveglianza della malattia, anche in quei Paesi in cui non è più presente.

Sintomi

Sebbene la poliomielite possa causare paralisi e morte, nel 90% circa dei casi le persone che contraggono l’infezione da poliovirus non hanno disturbi (sintomi) e non si rendono neanche conto di essere state infettate. In un piccolo numero di persone compare una malattia simile all'influenza che si risolve nel giro di una settimana - 10 giorni (poliomielite non paralitica).

I disturbi (sintomi), che si manifestano da 3 a 21 giorni dopo aver incontrato il virus, includono:

  • febbre, 38°C o più
  • gola infiammata
  • mal di testa
  • dolore e/o rigidità al collo
  • dolore addominale
  • muscoli doloranti
  • malessere generale

Nel 5-10% delle persone infettate la malattia si può manifestare con un quadro di meningite, caratterizzato da rigidità del collo, della schiena o delle gambe, associata a febbre, vomito e irritabilità. I disturbi (sintomi) possono persistere da 2 a 10 giorni, seguiti da un completo recupero. Qualora dovessero comparire, vanno riferiti al pediatra o al medico di famiglia, soprattutto se il bambino non ha completato il ciclo di vaccinazione.

In meno dell'1% dei casi (circa uno su duecento secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS), il virus attacca i nervi della colonna vertebrale e della base del cervello, causando una forma più grave di malattia, la poliomielite paralitica. I disturbi iniziali, come febbre e mal di testa, sono gli stessi della poliomielite non paralitica. Entro una settimana, però, compaiono:

  • perdita di riflessi
  • dolori muscolari gravi o debolezza
  • perdita di tono muscolare e di forza negli arti

In generale, gli effetti dell’infezione sono più devastanti sui muscoli delle gambe che su quelli delle braccia. Le gambe perdono tono muscolare e diventano molli, una condizione nota come paralisi flaccida. La paralisi, di solito, non è permanente e la capacità di muoversi spesso ritorna lentamente nelle settimane o mesi successivi.

Tuttavia, in alcune persone la paralisi flaccida può persistere nel tempo portando a deformità scheletriche irreversibili, blocco delle articolazioni e difficoltà di movimento. Un esempio è il cosiddetto piede equino, condizione che impedisce ai bambini di camminare normalmente.

Nei casi in cui l’infezione è estesa a tutti gli arti, il malato può diventare tetraplegico (totalmente incapace di muoversi). Nella forma più grave, quando sono colpiti i muscoli che controllano l’apparato respiratorio, si ha la paralisi respiratoria. Caratterizzata da difficoltà a deglutire e respirare autonomamente, è pericolosa per la vita. In questo caso è necessario supportare il malato con ausili nella respirazione. La mortalità per la forma paralitica della poliomielite è generalmente del 2-5% per i bambini e del 15-30% per gli adulti. Il 5-10% dei malati muore proprio per difficoltà respiratorie.

Cause

La poliomielite è causata dal poliovirus, appartenente al genere enterovirus (famiglia picornaviridae), di cui si conoscono 3 tipi (poliovirus 1, 2 e 3).

Il virus entra e si moltiplica nella mucosa della bocca e della faringe, nell’intestino e nei tessuti linfatici sottostanti, e può diffondersi attraverso le feci o le goccioline di muco anche prima che i disturbi (sintomi) della malattia siano evidenti. In alcuni casi può entrare nel flusso sanguigno e diffondersi al sistema nervoso, dando luogo ai sintomi neurologici.

L’uomo rappresenta l’unico serbatoio naturale del virus della poliomielite che può colpire persone di tutte le età ma, principalmente, i bambini sotto i tre anni.

Il contagio avviene per via oro-fecale, tramite la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da persone ammalate, oppure attraverso l’ingestione di acqua o cibi contaminati. Le persone infettate possono diffondere il virus nelle loro feci da circa una settimana prima che si sviluppino i disturbi (sintomi) fino a diverse settimane dopo. Il virus può essere trasmesso anche da chi non manifesta affatto i sintomi.

Negli anni in cui è stato utilizzato il vaccino orale (OPV), costituito da poliovirus vivo attenuato (ossia, in grado di moltiplicarsi ma poco virulento), si sono verificati casi in cui la poliomielite, anche nella forma più grave, è stata causata dalla vaccinazione. Questo non rappresenta più un rischio nei Paesi in cui il virus è stato eradicato (non circola più), tra cui l’Italia, poiché il vaccino iniettabile che si utilizza attualmente (IPV) contiene una versione inattiva (incapace di moltiplicarsi) del virus.

Fattori di rischio

Non sono chiari i motivi che portano una persona a sviluppare la forma più grave di poliomielite, ma l’OMS indica come fattori di rischio:

  • immunodeficienza
  • gravidanza
  • rimozione delle tonsille
  • iniezioni intramuscolari
  • esercizio fisico vigoroso e/o esagerato
  • ferite o lesioni

Diagnosi e terapia

Il pediatra o il medico di base riconoscono la poliomielite dai disturbi (sintomi) che causa, in particolare dalla rigidità del collo e della schiena, dai riflessi anormali e dalla difficoltà a deglutire e/o respirare.

L'individuazione del virus nelle feci o nelle secrezioni delle prime vie respiratorie consente di accertarne (diagnosticarne) la presenza. La ricerca del virus può essere eseguita anche nel liquido cerebrospinale, il liquido che circonda il cervello e il midollo spinale.

È importante sottolineare che la paralisi flaccida acuta generata dal poliovirus è simile nei disturbi e nelle manifestazioni ad altre malattie come la sindrome di Guillain-Barré, la mielite trasversa, la poliradiculoneurite, la neurite traumatica e quella neoplastica. Soltanto l’isolamento del poliovirus può confermare che si tratti di poliomielite.

Non esistono cure specifiche per la poliomielite. Le terapie esistenti sono dirette a controllare i disturbi (sintomi) e possono solo in parte ridurre gli effetti dell’infezione e prevenire le complicazioni a lungo termine.

I trattamenti di supporto includono:

  • antidolorifici
  • esercizio fisico moderato (terapia fisica), per prevenire deformità e perdita della funzione muscolare e articolare
  • ausili meccanici per facilitare la respirazione (apparecchi di ventilazione portatili)

In caso di paralisi grave sono necessarie cure continue. L’intervento chirurgico può essere necessario per correggere eventuali deformità permanenti.

La prevenzione attraverso la vaccinazione rimane l’unica arma efficace.

Prevenzione

Il modo più efficace per prevenire la poliomielite è la vaccinazione. Esistono due tipi di vaccini:

  • vaccino di Sabin (OPV), costituito da virus vivo attenuato somministrato per bocca
  • vaccino di Salk (IPV), costituito da virus inattivato e somministrato attraverso iniezione intramuscolo

L’OPV è stato utilizzato fino a pochi anni fa anche in Italia e ha permesso l’eliminazione (eradicazione) della poliomielite in Europa e in altre parti del mondo. Attualmente è raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS per quei Paesi in cui il virus ancora circola, nell’ambito della campagna di eradicazione della malattia a livello mondiale. L’obiettivo dell’OMS è, infatti, quello di eliminare completamente la malattia, seguendo il successo ottenuto con il vaiolo nel 1980.

A partire dal 2002, anno in cui si è registrata la completa eradicazione della poliomielite in Europa, l’unico vaccino che viene somministrato in Italia è l’IPV, protettivo nei confronti dell’infezione e privo di rischi perché composto da virus inattivato. Tuttavia, poiché ci sono zone nel mondo in cui il virus ancora circola e la malattia è diffusa, presso il Ministero della Salute viene mantenuta una scorta di vaccino orale OPV come misura precauzionale, in caso di emergenza e di importazione del virus.

Vaccinazione nei bambini

La vaccinazione anti-polio è obbligatoria per i nuovi nati. Il ciclo vaccinale è costituito da tre dosi di vaccino IPV somministrate entro il primo anno di vita (è contenuto nell'esavalente), seguite da un richiamo nel 6° anno di vita. Dopo il completamento del ciclo vaccinale, oltre il 95% dei bambini vaccinati risulta completamente protetto o “immune” dall’infezione da poliovirus.

Il vaccino IPV è sicuro e, a differenza di quello vivo attenuato che si usava in passato, è completamente privo del rischio di indurre paralisi. In alcuni casi si può manifestare la comparsa di dolore nel punto in cui viene effettuata l'iniezione. L'unica controindicazione è costituita da allergia nota agli antibiotici in esso contenuti (neomicina, polimixina B, streptomicina). La vaccinazione è sconsigliata, inoltre, in gravidanza, anche se non sono mai stati documentati danni né per la madre né per il nascituro.

Il vaccino orale OPV, d’altra parte, è altamente efficace nel prevenire la trasmissione dell'infezione nelle zone in cui il virus è ancora molto diffuso, contribuendo a mantenere la copertura anche grazie alla sua escrezione con le feci. L’OPV non deve comunque essere utilizzato per i soggetti con gravi problemi immunitari e loro conviventi e neanche per le donne in gravidanza.

Vaccinazione negli adulti

Gli adulti non si vaccinano regolarmente contro la poliomielite perché la maggior parte di essi è già immune e le probabilità di contrarre l’infezione sono minime. Tuttavia, alcuni adulti ad alto rischio, pur essendo stati vaccinati da bambini, dovrebbero ricevere un richiamo di IPV, che conferisce immunità per tutta la vita. Gli adulti a rischio includono coloro che viaggiano in parti del mondo in cui la poliomielite è ancora presente o coloro che si prendono cura delle persone con la malattia.

La poliomielite rappresenta ancora un problema significativo in Afghanistan e Pakistan, e c'è un potenziale rischio di infezione in alcuni Paesi del Medio Oriente. Fino a che non si interrompe la trasmissione del poliovirus in queste aree, il rischio di reintroduzione del virus della polio rimane anche in quelle aree del mondo in cui la poliomielite è stata eliminata (eradicata). Per questo è necessario mantenere elevata la copertura vaccinale. Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS promuove e mantiene, ormai da anni, a livello mondiale, programmi di sorveglianza della malattia.

L’Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento di Malattie infettive, ospita il centro di collaborazione e ricerca OMS per la polio che ha anche il compito di raccogliere dati e campioni per la sorveglianza della paralisi flaccida acuta, in collaborazione con il Ministero della Salute, e la sorveglianza ambientale.

Complicazioni

Le complicazioni legate all’infezione da poliovirus sono rappresentate dai problemi neurologici e motori permanenti che si verificano in una piccola percentuale di persone in seguito all’infezione. Inoltre, alcuni disturbi associati a una precedente infezione da poliovirus possono manifestarsi a distanza di anni, addirittura decenni, e costituiscono la cosiddetta sindrome post-polio.

La sindrome post-polio è un insieme di segni e disturbi (sintomi) disabilitanti che ricompaiono (o peggiorano i disturbi preesistenti) in alcune persone molto tempo (da 15 a 40 anni) dopo aver contratto l’infezione. Essi includono:

  • debolezza muscolare o debolezza/dolore alle articolazioni
  • affaticamento
  • atrofia muscolare
  • problemi respiratori o di deglutizione
  • disturbi respiratori correlati al sonno, come l'apnea notturna
  • diminuzione della tolleranza alle basse temperature

Se ci si è ammalati di poliomielite nel passato e si hanno debolezza e affaticamento inspiegabili va consultato il medico. La sindrome post polio non è contagiosa. Non si sa perché alcune persone che hanno avuto l’infezione sviluppano questa sindrome dopo tanti anni e altre no, né si conoscono le cause che la determinano. La teoria principale è che sia il risultato del progressivo deterioramento delle cellule nervose del midollo spinale danneggiate anni prima dal poliovirus al momento dell’infezione. Ciò spiegherebbe perché questa condizione richieda molto tempo per manifestarsi. La teoria secondo cui il virus potrebbe rimanere dormiente nel corpo, per poi riattivarsi in una fase successiva, è stata invece smentita.

Bibliografia

Tangermann RH, Lamoureux C, Tallis G, Goel A. The critical role of acute flaccid paralysis surveillance in the Global Polio Eradication Initiative. International Health. 2017; 9(3): 156-163

Stefanelli P, Buttinelli G, Rezza G. Poliomyelitis: residual hurdles to global eradication. Commentary. Annali dell'Istituto Superiore di Sanità. 2016; 52(4): 469-471

Prossimo aggiornamento: 14 Febbraio 2024

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