Introduzione

Terrore e incubi notturni

Tutti gli esseri viventi sul nostro pianeta, sia animali che piante, presentano oscillazioni del funzionamento dell’organismo nell’arco delle ventiquattro ore. Tali oscillazioni dette circadiane (da circa diem ovvero “intorno al giorno”), riguardano non solo il sonno e la veglia, ma anche le principali funzioni dell’organismo, la temperatura corporea, i battiti cardiaci, la pressione arteriosa e le secrezioni ormonali.

Il sogno rappresenta l’attività mentale del sonno associato alla fase REM (Rapid Eye Movement), anche se numerose evidenze confermano la presenza di un'attività onirica simile in altre fasi del sonno.

Durante il sonno o nei passaggi di transizione sonno-veglia è possibile che si verifichino disturbi caratterizzati da fenomeni fisici e/o comportamentali: questi disturbi prendono il nome di parasonnie. Parliamo dunque di parasonnie associate al sonno REM (ad esempio, incubi e disturbi comportamentali), di parasonnie dovute all'attivazione generalizzata del sistema nervoso (in inglese, arousal) quali, ad esempio, sonnambulismo e terrore notturno (pavor nocturnus) e, infine, di disordini della transizione sonno-veglia e altre parasonnie.

Circa il 15-40% della popolazione infantile di età compresa tra i 5 e i 12 anni, presenta almeno un episodio di sonnambulismo mentre il 36% va incontro a più attacchi. Di solito il bambino smette di essere sonnambulo entrando nell'età dello sviluppo sessuale (pubertà). Coloro che in età adulta continuano a presentare episodi rappresentano circa lo 0,5-2,5%. Il sonnambulismo è ereditario: se entrambi i genitori sono sonnambuli il rischio che anche il figlio lo sia si aggira intorno al 60%. Se solo uno dei due genitori è sonnambulo, la probabilità si riduce al 45%. L'incidenza del pavor sembra essere significativamente minore per tutti i gruppi di età e si aggira attorno all'1-2% nelle popolazioni infantili. Il sonnambulismo e il pavor nocturnus possono essere potenzialmente molto pericolosi: circa il 75% dei soggetti sonnambuli e con pavor ha riportato lesioni fisiche nel corso degli episodi. Uno studio ha dimostrato che più del 50% dei sonnambuli è uscito da casa almeno una volta durante l’attacco. Alcuni sonnambuli, inoltre, diventano violenti se svegliati all'improvviso. Altri studi hanno evidenziato che circa il 28-41% dei sonnambuli e il 55% di quelli con pavor presentano comportamenti violenti durante gli episodi.

Nella vita moderna purtroppo le ore di sonno sono sempre più sacrificate alle esigenze lavorative e al desiderio di svago; di fatto, se consideriamo le persone che limitano consapevolmente le ore di sonno e gli individui che soffrono di insonnia, possiamo individuare un numero elevato di persone che non riesce a dormire bene, subendo conseguenze negative per il fisico e la mente. Una vera e propria malattia che sta aumentando, che comporta disagi e costi sociali elevati, e troppo spesso non è affrontata nel modo opportuno.

Dormire profondamente e per un numero sufficiente di ore è di notevole utilità per la salute, il benessere, l’estetica del corpo; di fatto, è durante il sonno che si verifica il riassetto delle funzioni metaboliche e del sistema di difesa dell’organismo (sistema immunitario).

Il sonno, dunque, che regola la qualità della vita, l’umore, l’efficienza durante la giornata, è un fenomeno affascinante e ancora in parte inesplorato, senza il quale sarebbe impossibile vivere. Dormire male è causa di diversi malesseri e disturbi e l’insonnia può essere la spia di altre malattie.

Sintomi

Il sonnambulismo è un particolare disturbo del sonno, o parassonia, di "natura benigna" che si presenta nella prima fase del sonno, quella definita non REM. Chi ne soffre compie movimenti o comportamenti a volte anche complessi senza però averne coscienza, continuando a dormire e non ricordando nulla di quello che si è fatto il mattino seguente al risveglio: possono parlare, camminare, accendere la tv, vestirsi, uscire di casa. Gli attacchi di sonnambulismo possono durare da pochi secondi ad alcuni minuti con una media di circa 6 minuti per episodio, anche se sono stati riportati episodi di durata superiore a un'ora. Il fenomeno, che resta uno dei più misteriosi in assoluto, in alcuni casi ereditario, può colpire chiunque, sia adulti sia bambini. Diverse sono anche le cause, che variano secondo l’età; nei primi anni di vita, infatti, è spesso favorito dall'insorgere di problemi respiratori durante il sonno.

I risvegli confusionali, che prevalgono nei bambini al di sotto dei cinque anni, spesso si manifestano con movimento e vocalizzi (di solito grida) e uno stato di marcata agitazione tanto che molto spesso richiamano l’attenzione dei genitori. Il bimbo è in preda a un pianto incontrollato, dice cose senza senso e non ha la capacità di rispondere adeguatamente a stimoli.

Nello specifico il pavor nocturnus (o terrore notturno) è un disturbo causato dall'attivazione generalizzata del sistema nervoso (arousal) che si verifica durante le prime tre ore della notte, quando predominano gli stadi tre e quattro del sonno non REM. Generalmente, ha inizio con un grido acuto e la persona, in apparente stato d'ansia, ha tachicardia (cuore che batte molto veloce), tachipnea (respiro accelerato), aumento della pressione del sangue e sudorazione. Il tentativo di risvegliare la persona in piena crisi va evitato poiché lo stato di disorientamento e di agitazione che ne deriva può prolungarsi per circa mezz'ora. Gli episodi sono più frequenti nelle persone caratterizzate da sonno profondo (dormitori profondi) e nei maschi. Anche in questo caso la persona non serba alcun ricordo dell'accaduto (ben diversamente da ciò che accade con i sogni terrifici in fase REM). Dopo un episodio di pavor il soggetto tende a calmarsi rapidamente e a riprendere il sonno.

Sebbene il sonnambulismo e il pavor possano sembrare entità diverse, spesso i disturbi tipici delle due forme si manifestano nell'ambito di uno stesso episodio. In uno studio è stato dimostrato che il 55% dei sonnambuli adulti ha anche episodi di terrore notturno (pavor nocturnus), e il 72% degli individui con pavor presenta sonnambulismo. Alcuni ricercatori sostengono che queste parasonnie sono manifestazioni di un unico disturbo causato dall'attivazione generalizzata del sistema nervoso (arousal) che si diversificano solo per la gravità dei sintomi (disturbi): il sonnambulismo è la forma più leggera, i risvegli confusionali quella intermedia e il pavor la più grave.

Cause

Come già rilevato in precedenza sia il sonnambulismo, sia il terrore notturno (pavor nocturnus) sono disturbi causati dall'attivazione generalizzata del sistema nervoso (arousal) degli stadi tre e quattro di sonno non REM; entrambe le forme sono caratterizzate da risvegli parziali durante i quali si ha un’attivazione di movimenti. Alla base di questo fenomeno si suppone possa esserci un coinvolgimento dei meccanismi fisiologici deputati al risveglio dalla fase di sonno profondo. Questo coinvolgimento si verifica più di frequente nel periodo dello sviluppo e potrebbe spiegare perché questo tipo di parasonnie siano così frequenti nel sistema nervoso ancora “immaturo” dei bambini e perché la loro frequenza si riduca significativamente con l’età.

Non bisogna dimenticare, per comprendere la complessità di questi fenomeni parasonnici, l’esistenza di fattori genetici e ambientali e di quelli predisponenti e precipitanti. Sebbene la natura familiare del sonnambulismo e del pavor sia data oramai per certa, la sua manifestazione può variare significativamente da persona a persona: ad esempio, in alcuni individui sono necessarie particolari situazioni stressanti e traumatiche affinché si manifestino i disturbi; in altri, con un carico genetico evidentemente maggiore, gli episodi possono presentarsi anche in età adulta senza che siano necessari, per la loro comparsa, fattori di stress.

Fattori predisponenti

Fattori predisponenti sono rappresentati dalla privazione del sonno, da alterazioni del ritmo sonno-veglia, da traumi e perdite, malattie mentali, emicrania.

Fattori precipitanti

Fattori precipitanti includono: apnee nel sonno, crisi epilettiche, febbre, reflusso gastroesofageo. Condizioni potenzialmente scatenati possono essere: accendere la luce, scuotere l’individuo, farmaci antiaritmici, sedativi, da soli o in associazione.

Diagnosi

Per lo studio dei disturbi del sonno, in genere, la principale fonte di informazioni è la persona che ne soffre e che per prima si rivolge al medico. A volte però, sono altri a lamentare la presenza di un disturbo del sonno, ad esempio i genitori, se si tratta di bambini, oppure il partner quando la persona non ricorda ciò che è accaduto durante il sonno. Le informazioni che il medico riesce ad ottenere da altre persone si rivelano spesso fondamentali per accertare il disturbo.

Uno strumento valido, nella raccolta delle informazioni, è il diario o carta del sonno. Un resoconto auto-compilato, della durata di circa due settimane, del periodo trascorso a letto, degli orari di addormentamento e di risveglio e di altri fattori (eventuali attività fisiche, assunzioni di farmaci o di alcolici, ciclo mestruale, attività lavorativa).
Infine, è opportuno procedere con strumenti specifici come il test ripetuto della latenza di sonno (MSLT), che quantifica la tendenza ad addormentarsi durante il giorno, e la polisonnografia (PSG) ossia la registrazione di più variabili fisiologiche durante un’intera notte di sonno.

In particolare la PSG classica include:

  • elettrooculogramma (EOG), per misurare i movimenti orizzontali e verticali degli occhi
  • elettroencefalogramma (EEG), per la determinazione degli stadi del sonno
  • elettromiografia (EMG), del muscolo miloioideo (muscoli del collo)
  • elettrocardiogramma (ECG), per la misurazione della frequenza cardiaca
  • elettromiografia (EMG), dei muscoli tibiali anteriori destri e sinistri
  • elettromiografia (EMG), dei muscoli intercostali per misurare lo sforzo respiratorio
  • fasce toraciche e addominali, per la misurazione dei movimenti respiratori
  • saturimetro, per la misurazione della saturazione di ossigeno

La registrazione continua e simultanea di queste variabili fisiologiche consente di stabilire lo stadio del sonno, il tipo di attività respiratoria, la frequenza e il ritmo cardiaco e, inoltre, anche la presenza di movimenti periodici delle gambe.

La registrazione polisonnografica generalmente è eseguita di notte ma si possono effettuare anche registrazioni diurne in quelle persone che svolgono attività lavorative, caratterizzate da turni. Tale registrazione avviene per un'unica notte; l’ideale, però, sarebbe ripeterla più volte per almeno tre notti consecutive. In effetti, seppur desiderabile, non è in genere realizzabile, per gli elevati costi. Con una singola registrazione notturna si potrebbero non scoprire alcune condizioni patologiche (di solito ai limiti della norma, in inglese borderline), ma non si correrà il rischio di indicare condizioni o malattie non presenti (sovradiagnosticare).

Terapia

Il tipo di trattamento dipende, in genere, dalla modalità di comparsa delle parasonnie. Il sonnambulismo e il terrore notturno in età adulta, di solito, rispondono favorevolmente a interventi di tipo psicoterapeutico. Con questi trattamenti si è ottenuta una significativa riduzione degli episodi nel giro di alcune settimane.

Per quanto riguarda le forme di sonnambulismo potenzialmente pericolose per l’incolumità della persona che ne soffre e dei suoi familiari, l’approccio terapeutico è sin dall'inizio quello farmacologico, eventualmente associato alla psicoterapia. Di conseguenza, i migliori risultati si ottengono associando al trattamento farmacologico una terapia comportamentale o l'ipnosi. Inoltre, non sempre il trattamento ha successo nelle persone che hanno una forte familiarità per il sonnambulismo e il pavor.

Per quanto riguarda le persone anziane, la comparsa di episodi di sonnambulismo è spesso conseguente all'effetto collaterale di farmaci e a malattie preesistenti. Se il farmaco è indispensabile per curare la malattia di base, il medico deve comunque prestare attenzione a non aggravare uno stato confusionale preesistente.

Complicazioni

Una mancanza completa di sonno per un periodo prolungato (circa un mese) determina sia nell'uomo, sia negli animali una progressiva e generale debilitazione dell’organismo fino alla morte. Di solito, il processo inizia con un crollo delle funzioni termoregolatrici. Alcune persone si sono sottoposte sperimentalmente a una deprivazione del sonno fino a un massimo di dieci giorni senza tuttavia manifestare alterazioni organiche significative.

Non si conoscono ancora con precisione gli effetti a lungo termine di una cronica, anche se non eccessiva, mancanza di sonno, come quella cui è sottoposta buona parte delle persone con insonnia persistente. È indubbio, che la mancanza di ore di sonno comporti una riduzione delle capacità psicofisiche con inevitabili ripercussioni sulle attività sociali e lavorative. Inoltre, un nuovo studio ha evidenziato che la deprivazione di sonno danneggia soprattutto le capacità affettive piuttosto che quelle cognitive e motorie.

Conclusioni

Le parassonnie fin qui trattate possono essere considerate delle vere e proprie malattie, in aumento, che comportano sia disagi per la persona che dorme male, o poco, sia costi sociali elevati. Costi quantificati in termini di ridotta produttività, assenteismo, infortuni sul lavoro, incidenti stradali, ospedalizzazione, a cui si aggiungono i costi medici per le malattie associate che, troppo spesso, non sono affrontate, sono sottostimate e ignorate.

Prossimo aggiornamento: 24 Gennaio 2022

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