Introduzione

La toxoplasmosi è un’infezione parassitaria causata da un protozoo, il Toxoplasma gondii. L’infezione è molto frequente nella popolazione umana: nel mondo si ritiene che circa 1/3 della popolazione la contragga, nella maggioranza dei casi senza avere disturbi. La malattia è invece grave se acquisita dalla madre nel corso della gravidanza, per la possibilità di trasmettere il parassita al feto, o nel caso di soggetti immunodepressi per infezioni quali l’'HIV o per terapie immunosoppressive.
L’uomo si infetta consumando carni crude o poco cotte (inclusi insaccati freschi) di suino, pecora, capra, cavallo, pollame, o animali selvatici o per ingestione di vegetali, acqua, terreno, oggetti contaminati da feci di gatto. Il gatto è l’unico ospite definitivo, in cui il parassita si può riprodurre a livello intestinale e diffondersi nell’ambiente attraverso le feci. Il gatto infetto normalmente elimina le uova (oocisti) di Toxoplasma gondii per 2-3 settimane, poi la risposta immunitaria elimina il parassita e il gatto diventa immune. Le oocisti liberate dell’ambiente diventano infettanti dopo almeno 24 ore e possono infettare moltissime specie animali, incluso l’uomo. Una volta ingerite, le oocisti si trasformano in tachizoiti e dall’intestino si spostano in vari organi, muscoli, sistema nervoso centrale, occhi, dove formano cisti tissutali, forme latenti ma infettanti del parassita che si riattivano una volta ingerite da un ospite suscettibile infettandolo. I gatti si infettano ingerendo le cisti tissutali presenti in topi, uccelli o altri animali che si sono infettati. Di recente sono state evidenziate come ulteriori fonti di infezione il latte di capra non pastorizzato e i frutti di mare crudi (cozze, ostriche, molluschi).
La prevalenza dell’infezione nella popolazione umana è strettamente legata alle abitudini alimentari. Infatti, nei paesi dove vi è l’abitudine di consumare carni crude o poco cotte di ovi-caprini e di cavallo, la prevalenza è più elevata. Al contrario, nei paesi a basso standard igienico la principale via di trasmissione è quella legata alla contaminazione ambientale (fecalizzazione) con feci di gatto. Nel mondo occidentale la prevalenza della toxoplasmosi congenita varia da 0,5 a 8 ogni 1000 gestazioni nelle donne che non hanno mai contratto l’infezione e sono sierologicamente negative prima della gravidanza, e tra 1 e 10 ogni 10000 nati vivi.
Sintomi
Nella maggior parte delle persone che acquisiscono la toxoplasmosi dopo la nascita, l’infezione non dà alcun disturbo (asintomatica).
In alcuni soggetti si possono osservare ingrossamento dei linfonodi associato a febbre (38-38,5°C), affaticamento e un’alterazione dei parametri ematochimici che può essere confusa con la mononucleosi.
La toxoplasmosi congenita è la conseguenza dell’infezione materna durante la gestazione, e può manifestarsi in maniera asintomatica o può portare alla morte del feto con aborto spontaneo. Se la donna acquisisce la toxoplasmosi nel primo trimestre di gravidanza nella maggior parte dei casi il feto non subisce lesioni, ma nei casi gravi si può avere aborto, lesioni oculari, e idrocefalo con conseguente alterazione del cranio. Nel corso del secondo trimestre di gravidanza la trasmissione dell’infezione dalla madre al feto è più frequente e si manifesta il più delle volte con lesioni oculari (corioretinite), riduzione o aumento della scatola cranica (microcefalia o idrocefalia). Se la donna gravida acquisisce la toxoplasmosi nel terzo trimestre, nella maggior parte dei casi il feto non mostra alcun danno, raramente può presentare ittero neonatale e ingrossamento del fegato e della milza. Tuttavia, negli anni successivi possono manifestarsi danni oculari (corioretinite).
Nelle persone immunodepresse in seguito a terapia farmacologica (per esempio nel caso di trapianto) o per infezioni da HIV, si può avere la riattivazione di infezioni latenti, soprattutto cerebrali, acquisite anni prima.
Sulla base di recenti ricerche scientifiche emerge una correlazione tra toxoplasmosi e disturbi neurologici quali schizofrenia e epilessia.
Cause
La toxoplasmosi è un’infezione parassitaria causata da un protozoo, il Toxoplasma gondii. Il gatto è l’unico ospite definitivo, in cui il parassita si può riprodurre a livello intestinale e diffondersi nell’ambiente attraverso le feci. Il gatto infetto normalmente elimina le uova (oocisti) di Toxoplasma gondii per 2-3 settimane, poi la risposta immunitaria elimina il parassita e il gatto diventa immune. Le oocisti liberate dell’ambiente diventano infettanti dopo almeno 24 ore e possono infettare moltissime specie animali, incluso l’uomo.
L’uomo acquisisce l’infezione soprattutto da carni o derivati (salsicce, salame, ecc.) consumati crudi o poco cotti. Le carni a rischio sono quelle ovi-caprine, equine, suine, il pollame, e la cacciagione. Un’altra via di infezione per l’uomo è attraverso l’ingestione di alimenti quali insalate, frutta, acqua, o oggetti contaminati dalle feci di gatto. Infine vi è la trasmissione dalla madre al feto, quando la donna acquisisce la toxoplasmosi nel corso della gravidanza.
I comportamenti a rischio che favoriscono la trasmissione sono legati al contatto con le feci di gatto, tipicamente nelle lettiere o durante le attività di giardinaggio per contatto con terreno contaminato. Questi rischi possono essere ridotti usando guanti ed una accurata igiene delle mani (leggi la Bufala).
Nel caso di infezioni pregresse, l’immunodepressione indotta da farmaci (terapia antitumorale) o da agenti infettivi (HIV/AIDS) può provocare la riattivazione dei parassiti presenti nel cervello, che spesso causano forme molto gravi di toxoplasmosi cerebrale.
Diagnosi
La diagnosi di toxoplasmosi si basa essenzialmente sulla ricerca nel sangue di anticorpi specifici anti-Toxoplasma sviluppati dalla persona infetta in risposta al parassita (toxotest). Gli anticorpi prodotti in seguito all’infezione appartengono alle classi IgM e IgG.
Generalmente le IgM si sviluppano durante le prime settimane dall’infezione per poi diminuire nei mesi successivi; le IgG si sviluppano dopo qualche settimana dall’infezione, svolgono un’azione di protezione per tutta la vita e contrastando recidive e reinfezioni.
In base ai risultati del test, si definiscono le seguenti condizioni:
- IgM presenti – IgG assenti: infezione attiva in fase iniziale
- IgM presenti – IgG presenti: infezione attiva o recente
- IgM assenti – IgG presenti: infezione pregressa, si è immuni all’infezione
- IgM assenti – IgG assenti: infezione assente, si è a rischio di infezione
Alle donne si suggerisce la ricerca di anticorpi (toxotest) prima della gravidanza e, se risultano negative, durante la gravidanza successivamente ogni tre mesi.
In caso di sospetto di toxoplasmosi del sistema nervoso centrale, la tomografia computerizzata (TC) cerebrale con contrasto o la risonanza magnetica (RM) con contrasto, o entrambe sono indicate, oltre alla puntura lombare per la ricerca del parassita (tachizoiti) nel liquido cerebrospinale. I test della PCR (Polymerase Chain Reaction) per il DNA del parassita nel sangue, nel liquido cerebrospinale o nel liquido amniotico sono frequentemente impiegati, soprattutto nel caso di infezione recente o in corso. L'analisi basata sulla PCR (Polymerase Chain Reaction) del liquido amniotico è il metodo preferito per diagnosticare la toxoplasmosi in gravidanza.
Terapia
La terapia si basa sul trattamento con farmaci il cui dosaggio e somministrazione varia a seconda dei disturbi e della situazione del/della paziente.
La situazione di maggior rischio riguarda le donne in gravidanza, nelle quali la precocità del trattamento può limitare la comparsa di lesioni nel bambino. In caso di positività durante la gravidanza, il trattamento deve proseguire nel bambino per 1-2 anni dopo la nascita, e sotto sorveglianza dell’oculista.
Per la terapia della toxoplasmosi sono a disposizione diversi farmaci tra cui antiparassitari (pirimetamina, spesso somministrata assieme ad acido folinico che ne riduce gli effetti tossici) e antibiotici (sulfamidici e trimethoprim, spiramicina). La combinazione di farmaci, i dosaggi e la durata della terapia dipende dalle condizioni della persona, ed è compito del medico specialista definire la migliore terapia.
Prevenzione
L’unica prevenzione primaria attuabile contro la toxoplasmosi è quella igienico-alimentare. Le strategie di prevenzione suggerite includono il lavaggio delle mani (leggi la Bufala) con acqua corrente, sapone e spazzolino per le unghie prima di consumare i pasti e dopo aver manipolato i cibi crudi, l’uso di guanti quando si maneggino sabbia, terriccio e lettiere per gatti, l’accurato lavaggio sotto acqua corrente di frutta e verdura che devon essere consumate crude e non sbucciate, e degli utensili e piani di lavoro in cucina, esclusione dalla dieta di carni crude o poco cotte e di latte e derivati non pastorizzati, conservazione separata dei diversi alimenti.
È sconsigliato adottare gatti randagi, e permettere al gatto di accedere all’esterno dell’abitazione per evitare che predi topi e uccelli. Si raccomanda di alimentare i gatti con prodotti in scatola, essiccati o comunque cotti.
Le strategie di prevenzione collettiva consistono in pratiche che impediscano l’ingresso di roditori negli allevamenti degli animali da carne, incluso l’impiego di rodenticidi (pesticidi impiegati per l’eliminazione e il controllo dei roditori).
Aspetti di genere
Le donne in gravidanza sono particolarmente vulnerabili alla toxoplasmosi. Se contratta durante la gestazione, l'infezione può trasmettersi al feto attraverso la placenta, causando gravi complicazioni come aborto spontaneo, malformazioni o danni neurologici e oculari nel neonato. Il rischio di trasmissione aumenta con l'avanzare della gravidanza: dal 15-25% nel primo trimestre fino al 65-90% nel terzo trimestre. Tuttavia, le conseguenze più gravi si verificano generalmente quando l'infezione avviene nelle prime fasi della gravidanza.
Negli uomini e nelle donne non in gravidanza, l'infezione è spesso asintomatica o presenta sintomi lievi simili a quelli influenzali. Tuttavia, nelle persone con sistema immunitario compromesso, come i pazienti con HIV/AIDS o coloro che assumono farmaci immunosoppressori, la toxoplasmosi può causare complicazioni gravi, indipendentemente dal sesso.
I principali comportamenti che aumentano il rischio di contrarre la toxoplasmosi includono:
- consumare carne cruda o poco cotta
- mangiare frutta e verdura non lavate adeguatamente
- manipolare la lettiera di gatti infetti senza protezioni
- fare giardinaggio senza guanti, esponendosi a terreno contaminato
Le donne, soprattutto durante la gravidanza, sono spesso più consapevoli di questi rischi e adottano misure preventive, come evitare determinati alimenti e pratiche. Tuttavia, la consapevolezza e l'adozione di comportamenti preventivi possono variare in base a fattori culturali, educativi e socioeconomici.
Per le donne in età fertile, è consigliabile effettuare il toxotest prima o all'inizio della gravidanza. Questo esame del sangue determina se una persona ha già sviluppato anticorpi contro il parassita, indicando una precedente esposizione e una relativa immunità. In caso di risultato negativo, è fondamentale adottare misure preventive rigorose durante la gravidanza.
Bibliografia
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Link approfondimento
Fondazione Veronesi. La toxoplasmosi è pericolosa in gravidanza?
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Toxoplasmosi in gravidanza e infezione congenita
EpiCentro (ISS). Toxoplasmosi
Prossimo aggiornamento: 29 Luglio 2027