L’acqua che bevevano i nostri antenati (all’inizio e metà del secolo scorso), proveniva da pozzi, sorgenti e fontane e non era sottoposta a trattamenti di potabilizzazione. Poteva quindi contenere batteri, virus o parassiti, cause frequenti di malattie gastrointestinali. La mancanza di controlli, rendeva anche possibile che l’acqua da bere contenesse sostanze naturali non sicure (arsenico, nitrati, ferro) in quantità eccessive. L’acqua potabile viene oggi sottoposta a rigidi controlli chimici e microbiologici previsti dalle normative vigenti ed a trattamenti tecnologicamente avanzati per eliminare microrganismi patogeni e metalli pesanti. Se è vero, quindi, che l’acqua che bevevano i nostri nonni era più naturale, era anche più rischiosa per la salute di quella disponibile oggi.

Purtroppo questi stessi ‘pericoli’ continuano a uccidere nel resto del mondo circa due milioni di persone (soprattutto bambini) ogni anno, anche se i progressi nella prevenzione sono continui.
In Italia per garantire l’obiettivo sostenibile del millennio n. 6 dell’ONU: Accesso all'acqua potabile sicura e ai servizi igienico sanitari adeguati è aumentata la collaborazione tra interventi ambientali e sanitari, in modo da considerare il possibile impatto ambientale e climatico sulle risorse idriche, con potenziali rilevanti effetti sulla salute.

Link di approfondimento

Istituto Superiore di Sanità (ISS). Acqua potabile. Il viaggio dell'acqua