Paesi ricchi vicini a 'tetto', ma fenomeno anche in poveri

(ANSA) - ROMA, 30 gennaio 2018

L'aspettativa di vita nel mondo non cresce più come negli anni '50, ma se il calo è comprensibile per i paesi occidentali, che si stanno avvicinando al 'tetto' definito dalla biologia, il fenomeno sta riguardando anche quelli che hanno una speranza di vita più bassa, che dovrebbero invece vedere una crescita più marcata. Lo ha scoperto uno studio della Johns Hopkins School of Public Health pubblicato da Bmc Public Health, secondo cui il fenomeno non ha una spiegazione chiara. I ricercatori hanno esaminato i dati di aspettativa di vita per 139 paesi del mondo tra il 1950 e il 2009 calcolando quella 'decennale', cioè la crescita nel decennio successivo a partire da un dato anno. Su scala mondiale nel 1950 si guadagnavano ben 9,7 anni per ogni decennio, mentre nei 2000 la crescita era molto ridotta, appena 1,9 anni. Il fenomeno, sottolineano gli autori, è diffuso ovunque. Nei paesi che già negli anni '50 erano longevi si è passati da 4,8 anni di guadagno a 2,4, un risultato attendibile visto che sono già vicini a quello che è considerato il dato massimo possibile che è 83 anni. I paesi che erano meno longevi invece di vedere un miglioramento continuo del dato hanno visto un peggioramento. Se negli anni '50 il guadagno per decade era 7,4 anni, nei 2000 era di 6,8. A causare il fenomeno l'epidemia di Hiv, che ha abbassato l'aspettativa di vita, ma anche la distribuzione non equa delle risorse e delle novità anche in campo sanitario. "Questo rigetta il concetto che per 'aggiustare' la salute globale basta semplicemente inventare più cose - sottolineano -. Le nuove tecnologie sono state essenziali per far aumentare l'aspettativa di vita, ovviamente, ma i nostri predecessori nel 1950 avevano fatto più progressi con sapone, servizi igienici e interventi di salute pubblica". (ANSA).