Introduzione

Vaiolo

Il vaiolo, oggi scomparso (eradicato), è stato una delle malattie virali più gravi che abbiano mai afflitto l’umanità. Il virus del vaiolo fa parte della famiglia dei cosiddetti poxvirus, cui appartengono diversi altri virus, umani e animali, nessuna dei quali, però, è altrettanto pericoloso per l’uomo.

Il vaiolo esisteva in due forme, variola minor e variola major, ma di queste la seconda, di gran lunga più grave, era anche la più diffusa.

Il virus si trasmetteva solo tra esseri umani, per lo più attraverso goccioline di saliva o tramite l’uso condiviso di biancheria, utensili e posate. Era estremamente resistente, perché poteva sopravvivere sugli oggetti, essiccato, anche per un anno. Il periodo di incubazione della malattia era di circa 12 giorni durante i quali il virus, entrato nell'organismo, di solito, attraverso la bocca (via orale), si trasmetteva dall'apparato respiratorio superiore agli organi interni e al sangue. Dopo questa prima fase, subentrava febbre alta per 3-4 giorni e, successivamente, un’eruzione cutanea intensa, dall'aspetto in parte somigliante a quella della varicella ma facilmente distinguibile da essa perché molto più pronunciata e grave. La maggior parte delle persone che guarivano riportavano cicatrici profonde, e molti rimanevano ciechi. Esistevano anche forme fulminanti, che conducevano a morte molto rapidamente. La mortalità, nei paesi occidentali, era circa del 30%, cioè moriva quasi un malato su tre.

La storia del vaiolo

Il vaiolo ha una storia tra le più interessanti della medicina: la malattia risale certamente a tempi molto antichi, perché la mummia di Ramsete V, datata a circa 3000 anni fa, porta segni riconducibili a cicatrici del vaiolo. Molti testi di epoca immediatamente successiva, in India e in Cina, la descrivono. Si pensa che la malattia si diffuse in Europa in epoca più tarda, perché non se ne trovano resoconti nella letteratura greca né in quella romana. Nel 1500, però, il vaiolo era certamente arrivato in Europa e alla fine del 1700 era diventato la prima causa di morte, con circa 400.000 morti l’anno. Il vaiolo, del resto, fu una delle cause principali dello sterminio dei nativi americani (sia nell'America del sud, portato dagli Spagnoli, sia nell'America del Nord), nonché di quelli australiani: queste popolazioni, che venivano a contatto per la prima volta con un virus contro cui non avevano alcuna immunità, venivano colpite dalla malattia con una mortalità altissima, che raggiungeva il 70%, cioè sette malati su dieci morivano.

Il vaiolo è stato anche la prima malattia per la quale venne ottenuto un vaccino e a dimostrare, quindi, la validità del principio che l’immunizzazione mediante vaccino può proteggere dalle malattie infettive.

Come è noto, il medico britannico Edward Jenner notò che le mungitrici infettate con il vaiolo bovino (un virus strettamente imparentato col vaiolo umano, che si trasmette all'uomo causando una malattia simile al vaiolo, ma molto più lieve), in seguito non si ammalavano del ben più grave vaiolo umano. Così, nel 1796 Jenner prelevò la secrezione dalle lesioni presenti sulle mani di una mungitrice affetta da vaiolo bovino, Sarah Nelmes, e l’inoculò (lo iniettò) in un bambino di otto anni, James Phipps, figlio del suo giardiniere. Il bambino sviluppò una febbre leggera dalla quale si riprese rapidamente. Quando più tardi Jenner gli inoculò il vaiolo umano, il bambino non si ammalò: in questo modo Jenner riuscì a dimostrare che il vaiolo bovino poteva essere usato per proteggere dall'infezione del vaiolo umano.

La vaccinazione col vaiolo bovino si diffuse rapidissimamente, tanto grande era il terrore della malattia in quell'epoca, e presto il numero di malati e di morti per vaiolo cominciò a diminuire nel mondo. Il nome stesso dei vaccini deriva da quel primo preparato ottenuto dal vaiolo bovino (o delle vacche, quindi vaccino).

Nella seconda metà del ventesimo secolo, un enorme sforzo congiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità con i governi di vari paesi finalizzato a promuovere la vaccinazione di massa su scala globale riuscì a condure alla scomparsa del virus: l’ultimo caso di trasmissione umana di vaiolo si verificò in Somalia nel 1977.

Nel 1980, il vaiolo venne dichiarato ufficialmente eliminato (eradicato). Negli anni successivi, la vaccinazione contro il vaiolo è stata abolita in tutti i paesi del mondo: in Italia a partire dal 1981.

Il vaiolo oggi

Attualmente, alcuni campioni di virus del vaiolo sono conservati in condizioni di sicurezza, a scopo di ricerca, soltanto in due laboratori al mondo: uno negli Stati Uniti e uno in Russia.

In considerazione del rischio di un ritorno del virus, sia pur minimo e del tutto ipotetico, come un attacco bioterroristico, o la ricomparsa da un serbatoio  imprevisto (come potrebbe essere un cadavere di un malato rimasto congelato in un’epoca più lontana), per sicurezza vengono conservate delle scorte di vaccino presso organizzazioni internazionali e singoli paesi, tra i quali anche l’Italia.

Bibliografia

Fenner F et al. Smallpox and its eradication. (History of international public health; 6). Geneva: World Health Organization; 1988, 1460 p. 

Centers for Disease Control and Prevention. Smallpox (Inglese) 

Prossimo aggiornamento: 03 Gennaio 2024

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