Introduzione

Uranio

L'uranio (il cui simbolo chimico è U) è un metallo pesante a elevata densità presente in natura: infatti, se ne rilevano piccole quantità nel suolo, nell'aria, nell'acqua e nel cibo.

L'uranio per le sue caratteristiche chimiche e fisiche viene utilizzato come combustibile per la produzione di energia nelle centrali nucleari. Per poter essere utilizzato come combustibile nei reattori nucleari l'uranio deve però subire un processo particolare in cui una delle componenti naturalmente presente nell'uranio stesso (235U) deve essere artificialmente aumentata rispetto alla percentuale normalmente presente. Per la realizzazione di elementi di combustibile nucleare è quindi necessario produrre uranio arricchito. L'uranio che risulta come prodotto di scarto del processo di produzione dell'uranio arricchito è noto come uranio impoverito (o uranio depleto, dall'inglese depleted uranium, DU), dato che la percentuale della componente di 235U è inferiore a quella con cui è presente in natura. L'uranio impoverito è un po' meno radioattivo dell'uranio naturale (IAEA). Esso emette principalmente radiazioni poco penetranti (particelle alfa e beta) ed è una modesta sorgente d'irraggiamento esterno, così come lo è l'uranio naturale. Infatti, le particelle alfa possono essere bloccate anche da un foglio di carta, mentre la radiazione beta è schermata già dai vestiti.

Se l'uranio naturale o impoverito è inalato o ingerito, si verifica una contaminazione interna al corpo. Infatti, nel caso di introduzione dell'uranio attraverso cibo, acqua o altra sostanza contaminata, o per inalazione, può avvenire un accumulo di questo elemento in alcuni organi, detti organi bersaglio. Nel caso di ingestione o di inalazione di composti solubili (vale a dire facilmente assorbibili dai fluidi corporei) contenenti uranio, l'effetto sulla salute è principalmente legato alla tossicità dell'uranio stesso che, oltre che essere radioattivo, è un metallo pesante.

Nel caso di composti solubili, tra gli organi più danneggiati dall'uranio ci sono i reni (organi bersaglio) in cui possono manifestarsi delle forme di infiammazione (nefriti). Per questo motivo, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato un valore limite della concentrazione di uranio nell'acqua potabile pari a 30 microgrammi per litro.

La tossicità chimica dell'uranio naturale o impoverito si manifesta anche nel caso ci sia contatto con l'organismo attraverso ferite. Questa via di introduzione è relativa al solo personale militare in zona di operazioni. Nel caso di inalazione di composti insolubili (ossia difficilmente assorbibili dai fluidi corporei) contenenti uranio, i principali organi bersaglio sono l'apparato respiratorio e i linfonodi del mediastino; l'uranio, essendo radioattivo, ne irraggia i tessuti e può determinare l'insorgenza di tumori nel polmone. Gli effetti cancerogeni sui linfonodi sono ancora oggetto di studio.

Bibliografia

International Atomic Energy Agency (IAEA). Depleted Uranium

McDiarmid MA, Gaitens JM, Hines S, Condon M, Roth T, Oliver M, Gucer P, Brown L, Centeno JA, Dux M,  Squibb KS. The U.S. Department of Veterans' Affairs depleted uranium exposed cohort at 25 Years: Longitudinal surveillance results. Environmental Research. 2017; 152: 175-184

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Royal Society. The health hazards of depleted uranium munitions. Part II. 2002 

World Health Organization (WHO). Guidelines for drinking-water quality, 4th edition, incorporating the 1st addendum. 2017 

Prossimo aggiornamento: 05 Febbraio 2022

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