Introduzione

Sindrome da deficit di Glut1

La sindrome da deficit del trasportatore di glucosio di tipo 1 (sindrome da deficit di Glut1), conosciuta anche come malattia di De Vivo (dal nome di Darryl C. De Vivo che l’ha scoperta negli anni ’90) è una malattia rara dovuta a una anomalia del gene SLC2A1 che causa alterazioni del funzionamento del sistema nervoso durante lo sviluppo neuronale (periodo compreso tra la nascita e l’adolescenza).

Il gene SLC2A1 è responsabile della produzione di una proteina specifica coinvolta nel trasporto del glucosio a livello delle cellule del cervello (cellule cerebrali).

A causa della mutazione del gene SLC2A1, tale proteina non è prodotta in quantità sufficiente; ciò compromette il metabolismo cerebrale causando una serie di disturbi a carico del sistema nervoso quali:

  • disabilità intellettiva di grado variabile
  • disturbi neurologici (come i disturbi del movimento ed epilessia), già dai primi mesi di vita

In Italia, la sindrome da deficit di Glut1 è inserita nell'elenco delle malattie rare esenti dal costo del ticket (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017, Allegato 7) con il codice RCG060, che fa riferimento al gruppo Difetti congeniti del metabolismo e del trasporto dei carboidrati.

Per altre informazioni sulla sindrome da deficit di Glut1 (ad esempio, centri ospedalieri la diagnosi e la presa in carico, associazioni di pazienti e familiari ecc.) è possibile rivolgersi al Telefono Verde Malattie Rare (TVMR) 800.89.69.49. Il numero è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 13:00.

Sintomi

I disturbi (sintomi) causati dalla sindrome da deficit del trasportatore di glucosio di tipo 1 sono diversi e variabili nella frequenza (possono essere costanti o intermittenti) e nel livello di gravità. Si evolvono nel tempo, specie nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza e all'età adulta.

Le principali manifestazioni si distinguono in quattro macro aree:

  • convulsioni, di natura epilettica e non, spesso resistenti ai farmaci anticonvulsivanti (antiepilettici)
  • disfunzioni cognitive superiori, disturbi dell’apprendimento, disturbi della memoria, disturbi del linguaggio e dell’attività intellettiva
  • disturbi del comportamento, deficit di attenzione e iperattività
  • disturbi del movimento e dell’andatura, mancanza di coordinazione che rende difficoltoso eseguire i movimenti, movimenti anormali/involontari della testa e degli occhi, difetti della postura e rigidità muscolare durante l’atto di camminare (deambulazione)

I disturbi possono essere influenzati dall'assunzione di cibo, si accentuano prima dei pasti e si attenuano dopo aver mangiato.

Diagnosi

L’accertamento della malattia sin dalla comparsa dei primi disturbi (diagnosi precoce) è considerata strategica per iniziare una terapia già durante le prime fasi del neurosviluppo; i disturbi (sintomi) della malattia evolvono con l’età ed è fondamentale riconoscerli subito in modo da arrivare velocemente ad una diagnosi.

Il sospetto che si tratti della sindrome da deficit di Glut1 può essere confermato prelevando il liquido che circonda il midollo spinale nel canale vertebrale (liquor cefalo-rachidiano) e verificando il dosaggio del glucosio al suo interno. In presenza di una concentrazione di glucosio inferiore ai normali valori attesi, si procede con l’analisi del gene SLC2A1 per la ricerca della relativa mutazione, attraverso un semplice prelievo di sangue.

Terapia

La terapia per la sindrome da deficit di Glut1 è costituita dalla dieta chetogenica che induce nell'organismo la produzione di alcune sostanze, chiamate corpi chetonici, in grado di fornire energia al cervello in sostituzione del glucosio mancante.

Si tratta di un regime alimentare ad alto contenuto di grassi e proteine, ma con bassa percentuale di carboidrati, che fornisce energia al cervello migliorando i livelli di coordinazione e concentrazione. La dieta va seguita sotto attento controllo medico e va adeguata alle esigenze specifiche della persona per valutare tolleranza e benefici ed evitare effetti collaterali (indesiderati). Questo tipo di dieta, in attesa che si perfezionino gli studi sull'applicazione della terapia genica nelle prime settimane di vita, costituisce al momento il trattamento più utilizzato.

Si sottolinea inoltre che i farmaci antiepilettici, in assenza di una dieta chetogenica, non sempre si dimostrano efficaci.

Di supporto alle manifestazioni cliniche della malattia risulta il costante e precoce impiego di terapie di riabilitazione quali, ad esempio, fisioterapia e logopedia, ma anche terapia acquatica, ippoterapia e terapia comportamentale.

Prevenzione

Gli studi clinici dimostrano che la dieta chetogenica, seguita fin dalle prime manifestazioni della malattia, è associata al miglioramento delle funzioni neurologiche grazie al nutrimento apportato al cervello nel periodo cruciale di crescita e sviluppo.

Grazie ad una diagnosi tempestiva (ovvero all'accertamento rapido della malattia) e al supporto della consulenza genetica (counseling genetico), che fornisce informazioni sulla predisposizione genetica e sul rischio di sviluppare determinate malattie, si possono mettere a punto strategie d’intervento per azioni di prevenzione primaria mirate a ridurre l’incidenza (frequenza statistica) della malattia, e di prevenzione secondaria e terziaria, volte cioè a ridurne le complicazioni.

Complicazioni

Per le persone con sindrome da deficit di Glut1 che seguono la dieta chetogenica, le indicazioni per evitare la comparsa di complicazioni sono:

  • assumere integratori alimentari a base di carnitina, che contribuisce a fornire energia all'organismo
  • bere liquidi per ridurre il rischio di formazione di calcoli renali
  • evitare il consumo di alimenti contenenti carboidrati
  • evitare l’uso di farmaci anticonvulsivanti a base di acido valproico, perché può interferire con la dieta chetogenica inibendo il trasporto del glucosio

Vivere con

È fondamentale che i familiari della persona con sindrome da deficit di Glut1 collaborino con il personale scolastico per lo sviluppo e l’attuazione di programmi didattici mirati e personalizzati. L’obiettivo è valorizzare i punti di forza, come la predisposizione a essere socievoli e a comprendere i bisogni degli altri (empatia), per superare le difficoltà di memoria, di ragionamento (cognitive) legate anche ai vari contesti di vita.

I familiari inoltre svolgono un ruolo essenziale nel vigilare sulla corretta assunzione degli alimenti previsti dalla dieta chetogenica, in modo da controllare l’apporto dei vari nutrienti.

Bibliografia

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Prossimo aggiornamento: 15 Aprile 2022

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