Introduzione

Mutilazione genitale femminile

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la mutilazione genitale femminile (MGF) come una pratica tradizionale dannosa che comporta la rimozione parziale, o totale, dei genitali femminili esterni, o altre lesioni agli organi genitali femminili, per ragioni non mediche.

Nei paesi in cui è praticata è stimato che più di 200 milioni di ragazze e donne vivano con una qualche forma di mutilazione genitale.

Inoltre, ogni anno, circa 3 milioni di ragazze, nella maggior parte dei casi prima dei 15 anni d'età, rischiano di subire mutilazioni genitali.

Una violazione dei diritti senza giustificazione medica

Le MGF non comportano alcun beneficio per la salute delle donne. Al contrario, possono causare rischi immediati per la salute e complicazioni a lungo termine in grado di compromettere la salute e il benessere fisico, mentale e sessuale.

La pratica è riconosciuta, a livello internazionale, come una violazione dei diritti umani delle ragazze e delle donne e come una forma estrema di discriminazione di genere che riflette una profonda disuguaglianza tra i sessi. Poiché viene praticata sulle ragazze senza consenso, è anche una violazione dei diritti dei bambini. Le MGF violano i diritti di una persona alla salute, alla sicurezza e all'integrità fisica, il diritto di essere libera dalla tortura e da trattamenti crudeli, inumani o degradanti e il diritto alla vita nel caso la procedura porti alla morte.

Nell'ambito dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) previsti dall’Agenda 2030 dell'Onu, la comunità globale si è posta l'obiettivo di abbandonare la pratica delle mutilazioni genitali femminili entro il 2030.

Aspetti principali

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) consistono nella rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni, o altre lesioni agli organi genitali, per ragioni non mediche.

Non determinano alcun tipo di beneficio per la salute delle donne ma, al contrario, possono causare:

  • gravi emorragie
  • problemi urinari
  • infezioni
  • gravi conseguenze, anche a distanza di tempo

Inoltre, determinano complicazioni durante il parto e aumento del rischio di morte del neonato.

Le MGF sono una violazione dei diritti umani delle donne, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è contraria a tutte le forme di MGF e contrasta gli operatori sanitari che le effettuano (medicalizzazione delle MGF).

Le mutilazioni genitali femminili in numeri

I numeri delle mutilazioni genitali femminili sono purtroppo ancora elevati:

  • 200 milioni di donne mutilate, nei 30 paesi di Africa, Medio Oriente e Asia in cui questa pratica è ancora in uso
  • 15 anni o meno, l'età in cui le donne vengono mutilate
  • 1,4 miliardi di dollari all'anno, i costi delle complicazioni sanitarie legate alle mutilazioni genitali femminili nei 27 paesi più colpiti
  • 3 milioni, le ragazze con meno di 15 anni d'età che rischiano di subire mutilazioni genitali

Tipi di mutilazioni genitali femminili

Le mutilazioni genitali femminili sono classificate in quattro tipi principali:

  • tipo 1, prevede la rimozione parziale o totale del glande clitorideo (la parte esterna e visibile del clitoride, parte sensibile dei genitali femminili), e/o del prepuzio/cappuccio clitorideo, la piega della pelle che circonda il glande clitorideo
  • tipo 2, prevede la rimozione parziale o totale del glande clitorideo e delle piccole labbra (le pieghe interne che circondano l'ingresso alla vagina), con o senza rimozione delle grandi labbra (le pieghe esterne della pelle della vulva)
  • tipo 3, conosciuto anche come “infibulazione” prevede il restringimento dell'ingresso della vagina attraverso la creazione di un sigillo di copertura. Il sigillo si forma tagliando e riposizionando le piccole labbra, o grandi labbra, mediante suture, con o senza rimozione del prepuzio clitorideo/cappuccio clitorideo e del glande
  • tipo 4, include altre procedure dannose per i genitali femminili senza indicazione medica, ad esempio, pungere, perforare, incidere, raschiare e cauterizzare l'area genitale

La deinfibulazione si riferisce alla pratica di ripristinare l'ingresso alla vagina tagliando l'apertura vaginale sigillata di una donna che è stata infibulata. Si tratta di un intervento ambulatoriale che viene praticato per migliorare la salute e il benessere della donna e per consentire i rapporti sessuali e facilitare il parto.

Complicazioni e danni

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) non comportano alcun beneficio per la salute della donna e sono responsabili di diverse complicazioni immediate e tardive per coloro che le subiscono. La pratica implica la rimozione e il danneggiamento del tessuto genitale femminile sano e normale e la compromissione delle normali funzioni del corpo femminile.

In generale, il danno causato dalle MGF aumenta con l'aumentare della gravità della lesione praticata, tuttavia tutte le forme di MGF sono associate a un aumento del rischio per la salute.

Complicazioni immediate

Le complicazioni immediate possono includere:

  • dolore intenso
  • sanguinamento grave (emorragia)
  • gonfiore dei tessuti genitali
  • febbre
  • infezioni secondarie (ad esempio, da tetano)
  • problemi urinari
  • problemi di guarigione delle ferite
  • lesioni al tessuto genitale circostante
  • traumi
  • morte

Complicazioni a lungo termine

Le complicazioni a lungo termine possono includere:

  • problemi urinari (dolore quando si urina, infezioni del tratto urinario)
  • problemi vaginali (perdite, prurito, infezioni)
  • problemi mestruali (mestruazioni dolorose a causa della difficile fuoriuscita del sangue dalla vagina)
  • cicatrici e cheloidi
  • problemi sessuali (dolore durante i rapporti sessuali, diminuzione del piacere sessuale, ecc.)
  • complicazioni del parto (parti difficili, sanguinamento eccessivo, maggior rischio di essere sottoposte a taglio cesareo, maggior rischio per il nascituro di dover essere rianimato per problemi al parto, ecc.) e morte dei neonati
  • interventi chirurgici di deinfibulazione, a volte il tessuto genitale viene ricucito più volte, anche dopo il parto. La donna, di conseguenza, è sottoposta a ripetute procedure di apertura e chiusura, aumentando ulteriormente i rischi sia immediati, sia a lungo termine
  • problemi psicologici (depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico, bassa autostima, ecc.)

Normativa italiana

La normativa nazionale sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica fa riferimento alla Convenzione di Istanbul del 2011, in cui “la violenza sulle donne è riconosciuta quale forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione”.

Nello specifico delle mutilazioni genitali femminili (MGF) si fa riferimento a:

  • Legge 9 gennaio 2006, n. 7, recante “Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile”, del D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 “Testo unico in materia di spese di giustizia”
  • Codice penale: art. 583-bis, recante “Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili”. L'articolo stabilisce in modo chiaro che: chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, pratichi una mutilazione degli organi genitali femminili è punito con la reclusione da quattro a dodici anni. Le mutilazioni degli organi genitali femminili a cui si riferisce il Codice penale sono:
    • clitoridectomia
    • escissione
    • infibulazione
    • qualsiasi altra pratica che riporti effetti dello stesso tipo

È, inoltre, specificato che chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, provochi, al fine di menomare le funzioni sessuali, lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate sopra, da cui derivi una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre a sette anni.

La pena sarà più grave se la MGF è stata praticata su una minorenne o per fini di lucro.

Va specificato che quanto stabilito da questa legge è valido anche se la MGF è eseguita all'estero, sia da cittadino italiano che da cittadino straniero residente in Italia.

L'operatore sanitario che dovesse praticare una MGF avrà la pena accessoria dell'interdizione dalla professione da tre a dieci anni.

Protezione internazionale

Una persona che sia stata sottoposta a mutilazione genitale femminile (MGF) può richiedere allo Stato italiano il riconoscimento della protezione internazionale: un insieme di diritti fondamentali riconosciuti dall'Italia ai rifugiati.

I rifugiati sono le persone che hanno un timore fondato di essere perseguitate nel loro Paese per motivi di razza, religione, nazionalità, opinione politica, appartenenza a un determinato gruppo sociale e che non possono ricevere protezione dal loro Paese di origine.

Le MGF vengono ritenute persecuzioni che conferiscono il diritto alla condizione di rifugiata, che prevede, appunto, di essere sottoposta a protezione internazionale per avere garantito innanzitutto il diritto a non essere rimpatriata e a soggiornare in Italia.

Nella Guida pratica per richiedenti protezione internazionale in Italia si trovano informazioni su come accedere alla procedura di protezione internazionale, sui criteri con cui viene valutata la domanda e sui diritti e doveri del richiedente.

Fattori culturali e sociali

Le ragioni per cui vengono praticate le mutilazioni genitali femminili (MGF) variano a seconda del luogo e del momento storico e comprendono una combinazione di fattori socioculturali relativi alle famiglie e alle comunità di appartenenza.

I motivi più comunemente riportati includono:

  • pressione sociale e inclusione, in alcune comunità le MGF sono pratiche tradizionali e indiscutibili, effettuate in maniera quasi universale. La pressione sociale, sostenuta dalla paura di essere rifiutate dalla comunità, spinge le donne a conformarsi alla pratica dominante e favorisce il perpetuarsi delle MGF
  • rito di passaggio all’età adulta, le MGF sono spesso considerate parte integrante dell'educazione delle ragazze per prepararle all'età adulta e al matrimonio
  • garanzia di verginità e di fedeltà, le MGF sono spesso motivate da convinzioni sociali relative a ciò che viene considerato un comportamento sessuale accettabile. Mirano a garantire la verginità prematrimoniale e la fedeltà coniugale. In molte comunità si ritiene che le MGF riducano la libido di una donna e quindi le aiutino a resistere agli atti sessuali extraconiugali
  • garanzia di matrimonio, nelle comunità dove sono praticate, aumenta la possibilità di matrimonio per le donne sottoposte ad MGF, per cui queste vengono praticate più spesso
  • rimozione di parti del corpo considerate impure, le MGF sono associate a ideali culturali di femminilità e modestia che considerano le ragazze pulite e belle dopo la rimozione di parti del corpo considerate impure, non femminili o maschili
  • presunto supporto religioso, sebbene nessun testo religioso preveda lesioni degli organi genitali femminili, i praticanti delle MGF spesso sostengono che abbiano un supporto religioso. Di fatto i capi religiosi assumono posizioni diverse riguardo alle MGF: alcuni le promuovono, alcuni le considerano irrilevanti per la religione, altri ancora si impegnano per la loro eliminazione
  • promozione istituzionale, personalità e autorità istituzionali riconosciute, come i leader delle comunità, i capi religiosi, i circoncisi e anche parte del personale sociosanitario possono contribuire a sostenere tale pratica. Nello stesso modo, se adeguatamente informati, possono essere efficaci sostenitori dell'abbandono delle MGF
  • imitazione di tradizioni, alcune comunità hanno iniziato a praticare le MGF con lo scopo di imitare le tradizioni dei gruppi vicini, talvolta nell'ambito di un più ampio movimento di rinascita religioso o tradizionale

Prevenzione e contrasto

Per la prevenzione e il contrasto del fenomeno delle mutilazioni genitali femminili (MGF) è necessario promuovere l'integrazione della politica, delle istituzioni pubbliche, delle Associazioni nazionali e internazionali nel sostegno alle iniziative di condivisione, formazione ed informazione.

Nel Paese di accoglienza si devono intensificare azioni sanitarie e sviluppare solidarietà tra donne, provenienti da diverse località o paesi in cui le MGF sono praticate.

I governi degli Stati in cui le MGF sono ancora diffuse hanno il dovere di attuare Piani di azione nazionali specifici, destinando risorse economiche ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva, all'istruzione femminile, al welfare e ai servizi legali.

Infatti, tra le molteplici azioni utili a contrastare il fenomeno, una delle più efficaci è l'innalzamento del livello di istruzione delle bambine con l'obiettivo di renderle consapevoli dei loro diritti e capaci di rivendicarli.

Per sensibilizzare le persone e accendere l'attenzione di tutta la popolazione sul fenomeno, ogni anno, il 6 febbraio, si celebra la Giornata Internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili, che, l'Agenda globale degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile prevede cessino entro il 2030.

Bibliografia

World Health Organization (WHO). Female genital mutilation (Inglese)  

NHS. Female Genital Mutilation (FGM) (Inglese)  

Obiettivo 2030. Obiettivo 5 - Parità di genere 

Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Violenza sulle donne. Normativa italiana

Ministero dell'Interno. Protezione internazionale

Ministero dell'Interno. Commissione nazionale per il diritto d'asilo. Guida pratica per i richiedenti protezione internazionale in Italia

United Nations (UN). Committee on the Elimination of Discrimination against Women (Inglese)

Servizio Sanitario Regionale Emilia-Romagna. Centro di Documentazione sulla Salute Perinatale e Riproduttiva (SaPeRiDoc). Mutilazioni genitali femminili   

Società Italiana di Pediatria (SIP). Giornata Internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili

Prossimo aggiornamento: 05 Maggio 2024

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