Il trapianto da vivente è la procedura più indicata per il trattamento dell’insufficienza renale ed epatica. Ad oggi è possibile prelevare e trapiantare da donatore vivente solo il rene e il fegato, in alcuni casi anche i lobi polmonari per la cura delle patologie respiratorie gravi. In questi casi il donatore è un soggetto sano, un familiare del paziente, che viene accuratamente studiato per verificare la sua completa idoneità alla donazione.

Come per ogni intervento chirurgico un piccolo rischio per il donatore è possibile. È stato tuttavia calcolato che la probabilità di morte di un donatore, ad esempio di rene, per il trapianto è addirittura inferiore a quella del chirurgo stesso che si occupa del trapianto: 0.03 % per il donatore e 0.048 % per il chirurgo (Boggi U, Amorese G, Focosi D. Death of wealthy volunteers and professionals on duty for cadaveric draft shipment. Transplantation. 91(11): e79, 2011). Nel lungo termine dopo la donazione è possibile sviluppare insufficienza renale (Muzaale AD, Massie AB, Wang M, Montgomery RA, McBride MA, Wainright JL, Segev DL. Risk of end-stage renal disease following live kidney donation. JAMA. 311(6):579, 2014). Questo rischio, tuttavia, si riduce sensibilmente se chi ha donato conduce uno stile di vita sano: mantiene un peso adeguato, controlla la pressione arteriosa, ecc.

Il trapianto da vivente è una procedura elettiva. Come tale viene effettuata solo quando le condizioni del donatore e del ricevente sono ottimali. Il trapianto da donatore vivente è un’alternativa efficace per il paziente con insufficienza cronica perché consente di intervenire limitando i danni della malattia e, inoltre, la qualità dell’organo da vivente è migliore rispetto a quella di un rene o di un fegato da cadavere. Inoltre, le necessità post trapianto di un paziente sono di più facile gestione per un nucleo familiare rispetto a quelle di una malattia cronica.

Esistono casi in cui il donatore e ricevente, all'interno della famiglia, non siano compatibili e la procedura standard di trapianto da donatore vivente è preclusa. In questi casi le “coppie” di donatore e ricevente possono optare per la donazione da vivente in modalità cross over: in presenza di almeno un’altra coppia in situazione analoga, i donatori e i riceventi delle due diverse, se biologicamente compatibili, si “incrociano”. Il match tra le coppie viene curato dal Centro Nazionale Trapianti attraverso un registro unico nazionale. Nell'aprile 2015 il primo donatore samaritano in Italia ha “innescato” un effetto domino che ha permesso di incrociare 5 coppie creando una catena di donazioni e di trapianti.

Nel 2015 l’attività di donazione da vivente ha registrato un notevole incremento: 301 sono state quelle di rene e 23 sono state quelle di fegato. Per le donazioni di rene da vivente, il 2015 ha consentito di raggiungere un vero e proprio record, sfondando per la prima volta la soglia dei 300 prelievi (+50 rispetto al 2014, +74 rispetto al 2013 e +109 rispetto al 2012). L’aumento delle donazioni da vivente, un aspetto su cui il Centro e la Rete trapiantologica hanno dedicato particolare attenzione nel corso degli ultimi due anni, ha consentito di portare il numero complessivo delle donazioni a quota 1.494 (+ 51 rispetto al 2014).