Introduzione

Autostima

L’autostima è la considerazione che un individuo ha di se stesso. È il valore che egli si attribuisce nella vita in generale e nei vari contesti.

L’autostima si sviluppa attraverso variabili individuali, familiari e sociali. In particolare, si basa sul modo di essere e nel riscontro che si riceve da parte delle figure di riferimento, familiari e extra-familiari.

L’autostima è un bisogno fondamentale di tutti gli esseri umani, gli adulti come i bambini hanno bisogno di essere considerati, di sentirsi riconosciuti e valorizzati. Anche la scuola ha un ruolo fondamentale nel favorire lo sviluppo di una sana autostima.

Per costruire un livello soddisfacente di autostima, è necessario che si verifichi un equilibrio tra l’immagine reale che l’individuo ha di se stesso e quella ideale. Se le due immagini fossero molto diverse significherebbe avere una scarsa autostima, al contrario, se fossero uguali vorrebbe dire avere un’autostima eccessiva. Il risultato ideale dovrebbe essere una tenue auto sopravvalutazione, che favorisca da un lato un comportamento intraprendente e tenace, ma dall’altro lato permetta di mantenere qualche senso della realtà e non esponga a imprese troppo ambiziose o addirittura folli, in cui il rischio di insuccesso è troppo grande e mette a repentaglio risorse fondamentali dell’individuo.

L’autostima è legata all’emotività. Ogni singolo individuo va valorizzato, aiutato, sostenuto sin dai primi anni di vita: ciò gli permetterà di avere maggiore consapevolezza di sé e più fiducia nei propri mezzi.

In conclusione, si può dire che i propri pensieri, opinioni e azioni hanno un valore e si ha il diritto di esprimerli. Sviluppare un approccio creativo alla risoluzione dei problemi, avere fiducia nelle proprie abilità e imparare a fare delle scelte è fondamentale per una buona stima di sé.

Scarsa o bassa autostima

Il grado di autostima incide su molti ambiti della vita di una persona. Ad esempio:

  • comunicazione, chi crede nel proprio valore afferma e comunica senza timori il proprio pensiero, esprime richieste e lamentele quando qualcosa non è come lo desidera. Colui che crede di non valere abbastanza, invece, resterà in silenzio, o  si limiterà a compiacere gli altri
  • relazioni, la persona che è consapevole del proprio valore sceglie di frequentare persone che stima, con le quali costruire relazioni basate sullo scambio. Al contrario chi crede di non valere abbastanza è più probabile che si isoli, o che  vada a cercare  persone che rinforzino la propria visione negativa (persone centrate su di sé)
  • lavoro, chi crede di valere cercherà il lavoro che pensa di meritare, sarà disponibile ad assumersi responsabilità, cercherà nuove sfide; diversamente, la persona con scarsa autostima si accontenterà anche di un lavoro non soddisfacente perché convinta di non meritare di più

L’autostima è stabile o instabile?

La stima di sé non è una qualità stabile per tutto l’arco della vita: a volte bastano singoli o pochi eventi vissuti come un fallimento personale per cambiare la valutazione di se stessi. Ad esempio, perdere il lavoro, perdere una relazione importante e duratura, rendersi conto di essere invecchiati possono essere situazioni che determinano una perdita di fiducia in sé. Eppure, se è vero che l’autostima si costruisce e può cambiare lungo tutto l’arco della vita, esiste un livello di stima di base che si consolida durante le prime relazioni con le altre persone (in famiglia, con le persone che ci hanno cresciuto quando non eravamo in grado di valutarci da soli) e che tende a rimanere stabile.

Autostima nel lavoro

Oltre che di autostima, in psicologia si parla di autoefficacia. L’autoefficacia è la valutazione razionale con cui la persona stima le proprie capacità.

Il senso di autoefficacia corrisponde al riconoscersi abilità o competenze relativamente a un ambito specifico in cui esse debbano essere dimostrate. È un giudizio: la convinzione di potersi cimentare in un determinato campo. Vale, infatti, sia rispetto a ciò che sappiamo già fare, sia in relazione alla convinzione di poter sviluppare nuovi apprendimenti in un determinato ambito (ad esempio, imparare una lingua straniera, diventare abile in una nuova disciplina sportiva, aumentare le competenze). Acquisire un senso di autoefficacia rispetto al proprio lavoro è fondamentale, perché chi valuta positivamente la propria autoefficacia accetta le sfide e ha la motivazione necessaria per sostenere l’impegno a raggiungerle. Non si abbatte di fronte agli insuccessi, persevera e tenta nuovamente. Al contrario, chi valuta negativamente la propria autoefficacia percepisce i compiti più difficili come una minaccia e li evita o abbandona dopo pochi tentativi, precludendosi la possibilità di ottenere il successo.

Come lavorare per rafforzare l’autostima?

L’autostima può essere migliorata con diversi strumenti: supporto per acquisire consapevolezza e fiducia (coaching), consulenza psicologica, psicoterapia sono tutti metodi di lavoro utili a riflettere sul valore personale.

Se lo scopo è di aumentare il senso di efficacia personale in un ambito specifico (ad esempio, nel lavoro), un percorso di coaching individuale o un breve intervento di consulenza psicologica possono essere adeguati. In questo caso ci si focalizza su un obiettivo specifico e si punta sulla ridefinizione della considerazione che la persona ha di se stessa.

Invece, quando la finalità è di superare una bassa autostima che dipende da un’insicurezza cresciuta nel tempo, la psicoterapia è il metodo di intervento più efficace.

Autostima e ansia da successo

Il fenomeno noto come sindrome dell’impostore o sindrome di Achille consiste nella difficoltà a riconoscersi pienamente competenti e capaci e, anche a fronte di successi e palesi riconoscimenti di stima, vivere la sensazione di essere inappropriati, aggiungendo il timore di essere smascherati nella propria incompetenza.

Questo atteggiamento basato su un’autostima poco solida determina quella che lo psicoterapeuta Nathaniel Branden chiama “ansia da successo”: un forte timore di non essere in grado di ricoprire il ruolo a cui si viene assegnati o di non riuscire a portare avanti la propria impresa. Un timore che, secondo il meccanismo della profezia che si auto-avvera, porta la persona a sabotare i propri piani, cioè a mettere in atto comportamenti che, sul lungo termine, finiscono col compromettere la realizzazione personale.

Quando si verificano questi meccanismi, bisogna intervenire cambiando atteggiamento, creando le condizioni favorevoli per utilizzare al meglio le abilità che ognuno possiede.

Bibliografia

Miceli M. L’autostima. Il Mulino: Bologna, 1998

Forsman L, Johnson M, Ugolini V, Bruzzi D, Raboni D (Ed). Basic SE. Basic Self-esteem Scale: valutazione dell'autostima di base degli adulti. Erickson: Gardolo, 2003

Branden N. I sei pilastri dell’autostima. TEA: Milano, 2021

Giusti E. Autostima. Psicologia della sicurezza in sé. Sovera: Roma, 2003

Prossimo aggiornamento: 10 Gennaio 2025

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